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Campo di palme a Buol, sull’isola indonesiana di Sulawesi, giugno 2013. L’azienda Hardaya ha acquisito oltre 22mila ettari nell’area. (Pietro Paolini, TerraProject)
Samsiar Abu, 50 anni, è una contadina che lavora nella provincia di Buol, sull’isola indonesiana di Sulawesi, giugno 2013. Samsiar ha perso la sua terra che è stata acquisita dalla compagnia Hardaya. (Pietro Paolini, TerraProject)
Una marcia del partito dei lavoratori agricoli Anakpawis a Manila, nelle Filippine, aprile 2012. Con un deputato in parlamento, il partito è riuscito ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sul land grabbing. (Rocco Rorandelli, TerraProject)
Un deposito nel porto di Manila, nelle Filippine, aprile 2012. (Rocco Rorandelli, TerraProject)
Sergey Slusarev lavora come responsabile della produzione nell’azienda agricola Niva Pereyaslav Shiny, nella regione di Kiev, Ucraina, luglio 2012. (Simone Donati, TerraProject)
Le operazioni di raccolto in un campo nella zona di Letychivs’kyi, in Ucraina. Le operazioni sono gestita dall’azienda Nch Capitals che gestisce fondi e investimenti familiari statunitensi. (Simone Donati, TerraProject)
Una famiglia di contadini ritratta nella prorpia casa nella regione di Lhorombe, in Madagascar, marzo 2013. Nella zona l’azienda italiana Tozzi Green sviluppa un progetto che prevede la coltivazione di jatropha su seimila ettari. (Simone Donati, TerraProject)
Angelica, Brasile, aprile 2012. L’azienda Adecoagro che produce zucchero e alcol dallo zucchero di canna. (Pietro Paolini, TerraProject)
Rondonópolis, Brasile, aprile 2012. Eddi Valdo è un contadino che fa parte di Terra forte, un gruppo di sette contadini che coltivano prodotti diversi, condividendo la terra. Dopo anni di battaglie, il governo gli ha concesso la proprietà undici anni fa. (Pietro Paolini, TerraProject)
L’evento AGRAme a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, dedicato all’agricoltura, marzo 2013. (Michele Borzoni, TerraProject)
Gambella, Etiopia, marzo 2012. Contadini lavorano in una risaia dell’azienda Saudi Star che conta di acquisire 500mila ettari di terreno nel paese nei prossimi anni. (Michele Borzoni, TerraProject)

Terre rubate

Il collettivo dei TerraProject e l’agenzia PictureTank hanno lanciato la prevendita di Land Inc., il libro realizzato in collaborazione con la giornalista Cécile Cazenave, che uscirà in autunno.

Il volume ripercorre il viaggio fotografico, cominciato nel 2012, tra Brasile, Dubai, l’Etiopia, l’Indonesia, ilMadagascar, le Filippine e l’Ucraina per documentare quella che alcuni definiscono una nuova forma di neocolonialismo mentre altri la ritengono una possibilità di sviluppo: il land grabbing, l’accaparramento delle terre.

Ecco in cosa consiste. Alcuni paesi che hanno bisogno di importazioni per soddisfare la domanda alimentare interna, hanno cominciato a comprare o affittare terreni fertili in altre nazioni per produrre alimenti da esportare nei propri mercati. Parallelamente per alcuni investitori privati la produzione di biocarburanti e l’agricoltura di stampo industriale è una fiorente fonte di profitto e quindi anche loro hanno bisogno di terreni.

Questa corsa per le terre fertili ha avuto una serie di ripercussioni nei paesi interessati. Indigeni e contadini sono stati allontanati con la forza dalle loro terre, perdendo l’accesso alla loro unica fonte di sostentamento. I latifondi monocolturali hanno cominciato a sostituire le piccole produzioni agricole, riducendo la biodiversità delle piante coltivate localmente. E a causa dell’espansione del mercato dei biocarburanti, terra e acqua vengono sfruttati per coltivazioni non alimentari. In molti casi, questo fenomeno ha un notevole impatto ambientale, causando deforestazione, inquinamento e la perdita di controllo delle risorse idriche.

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