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Chibaish, Iraq, maggio 2013. Abu Suabad, piccolo villaggio di allevatori di bufale, vicino a Chibaish. (Antonio Zambardino, Contrasto)
Chibaish, Iraq, maggio 2013. Allevatore di bufali. (Antonio Zambardino, Contrasto)
Chibaish, Iraq, maggio 2013. Mercante e raccoglitrice di canne. (Antonio Zambardino, Contrasto)
Chibaish, Iraq, maggio 2013. Allevatori di bufali. (Antonio Zambardino, Contrasto)
Chibaish, Iraq, maggio 2013. Casa abbandonata. Quando Saddam cacciò la popolazione e prosciugò le paludi, furono costruite altre case su piccole isole. (Antonio Zambardino, Contrasto)
Chibaish, Iraq, maggio 2013. Allevatori di bufali. (Antonio Zambardino, Contrasto)
Chibaish, Iraq, maggio 2013 . Abitanti del villaggio vendono merce lungo la riva della palude. (Antonio Zambardino, Contrasto)
Chibaish, Iraq, maggio 2013. Pesca illegale. Collegando un cavo elettrico a una rete, i pescatori uccidono i pesci con scosse elettriche. Questa pratica è illegale e molto nociva per l’ambiente. (Antonio Zambardino, Contrasto)
Chibaish, Iraq, maggio 2013. Bambina con aquilone, ad Abu Suabad, piccolo villaggio di allevatori di bufale vicino a Chibaish. (Antonio Zambardino, Contrasto)

Lo sguardo di Antonio Zambardino

L’8 maggio 2016 è morto in Thailandia il fotogiornalista italiano Antonio Zambardino. Aveva 35 anni e collaborava con l’agenzia Contrasto. Dal 2014 stava realizzando un progetto sull’islam in Indonesia e in Malesia.

Le sue foto hanno vinto vari riconoscimenti internazionali, tra cui il premio Pictures of the year, e sono state esposte in numerosi musei europei.

Queste immagini fanno parte del progetto Valle dell’Eden, del 2013, in cui Zambardino ha fotografato la regione sudorientale dell’Iraq, dove si trovano i delta dei fiumi Tigri ed Eufrate. Questa regione era stata abitata per millenni dai madan, sciiti musulmani chiamati anche “arabi delle paludi”. Nel 1991 Saddam Hussein deviò il corso del Tigri: le paludi si prosciugarono e, privata dell’acqua, la popolazione locale emigrò. Negli anni la valle è rifiorita e i suoi abitanti stanno tornando grazie ad alcuni progetti di riqualificazione dell’area gestiti dal governo iracheno, da Nature Iraq, dal ministero dell’ambiente italiano e dallo studio d’ingegneria Agi Galli. Ora la costruzione della diga di Ilisu, in Turchia, minaccia nuovamente le paludi.

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