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Cartoline dagli altri spazi, 1996. (Francesco Jodice)
Abitudini temporanee, 1997. (Francesco Jodice)
The Diefenbach chronicles, Capri, 2013. (Francesco Jodice)
Babel, 2011. (Francesco Jodice)
The crossing, 2000. (Francesco Jodice)
Primo lavoro, Stagecoach, Tucson, 2014. (Francesco Jodice)
Ritratti di classe, Torino, 2005. (Francesco Jodice)
La notte del drive in: Milano spara, 2013. (Francesco Jodice)
Yasuaki, Hikikomori, 2004. (Francesco Jodice)
São Paulo, Citytellers, 2006. (Francesco Jodice)

Il panorama di Francesco Jodice

Panorama è il titolo della mostra che Camera – Centro italiano per la fotografia di Torino dedica al fotografo e filmaker Francesco Jodice. Un percorso che raccoglie molte immagini tratte dai lavori più importanti che l’artista, nato a Napoli nel 1967, ha realizzato negli ultimi vent’anni.

Il panorama in mostra è un mondo contemporaneo fatto di scenari reali e immaginari, di cui Jodice ha ritratto e documentato i cambiamenti sociali e urbanistici, alternando l’uso di foto, video e installazioni. Oltre alle opere, la mostra racconta i metodi e i processi che di volta in volta hanno condotto Jodice alla realizzazione dei suoi lavori: le ricerche, i materiali e le riflessioni dietro la sua produzione, dalle mappe ai ritagli di giornale, dai provini alle interviste.

Le immagini appartengono a sei lavori di Jodice. What we want, un atlante fotografico sull’evoluzione del paesaggio sociale, cominciato nel 1996 e ancora in corso. The secret traces (1997-2007) racconta il modo in cui le persone vivono e usano gli spazi delle loro città, attraverso una serie di video realizzati di nascosto. Citytellers (2006-2010), un progetto costituito da una serie di film sui mutamenti nelle principali metropoli del mondo, con particolare attenzione ai nuovi fenomeni sociali, politici, economici e religiosi. Ritratti di classe (2005-2009), un insieme di ritratti di studenti di diverse scuole, in posa come si fa per la fine dell’anno, che vuole essere un diario sullo stato della cultura in Italia. The room (2009-2016) racconta il paese attraverso pagine di giornali cancellate dalla vernice, dove le parole che si leggono “sono sufficienti a restituire la temperatura di un’intera epoca nel buio quasi totale della stanza”. E infine Solid sea (2002), che trasforma il mar Mediterraneo in uno spazio solido e compatto, “unico confine stabile in un’epoca segnata dai conflitti e dalle continue revisioni delle identità nazionali”.

La mostra a Torino durerà fino al 14 agosto 2016.

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