×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

Modena, 1977. (Luigi Ghirri)
Up in the sky, 1997. (Tracey Moffatt)
After Joseph Wright, 1990. (Olivier Richon)
Sesto continente, 1995. (Alessandra Spranzi)
Mondiali di calcio, 1978-2006. (Renato Leotta)
Spirit of a place, 2012. (Mino Di Vita)
L’alchimia di Arcimboldo, 1991. (Joan Fontcuberta)
Nobuyoshi Araki a Venezia, 2002. (Nobuyoshi Araki)
Centipede, 2010. (Hyun-Min Ryu)
Parigi , 1979. (Luigi Ghirri)
M’s self-portraits, Marilyn, 1995. (Yasumasa Morimura)
M’s self-portraits, Sophia loren, 1995. (Yasumasa Morimura)
Ritratto, 1984- 1985. (Thomas Ruff)
Torch, 2006. (Annabel Elgar)

I trucchi della fotografia

Il museo d’arte contemporanea di Lissone ospita la mostra Dell’infingimento. Quello che noi crediamo di sapere della fotografia, una collettiva che include le opere di sedici autori italiani e internazionali, provenienti dalla collezione Malerba.

L’obiettivo dell’esposizione è quello di far interrogare lo spettatore sul rapporto tra la fotografia e il racconto della verità, nel sottile dialogo tra realtà e finzione. “Il mezzo fotografico ci rivela il mondo come appare agli occhi del fotografo anziché ai nostri occhi; è un mondo fatto di verità e di inganni, di equivoci o di trucchi ottici”, spiega il curatore Alberto Zanchetta.

Le opere degli autori esposti uniscono la fotografia a volte al teatro, altre alla pittura. Un esempio è il lavoro del giapponese Yasumasa Morimura che prende in prestito immagini di altri artisti e le riproduce sotto forma di autoritratto; Olivier Richon e Lukas Einsele si confrontano invece sul linguaggio e l’estetica della natura morta in pittura e la rivisitano attraverso la fotografia. E sempre dalla storia dell’arte attinge la serie di Joan Fontcuberta, ispirata alla luce e alle composizioni del pittore Giuseppe Arcimboldo.

Il lavoro di Mino Di Vita invece si confronta con il paesaggio e l’uso dello spazio. Di Vita raffigura una Venezia immobile, notturna, senza la folla dei turisti che di giorno la riempiono, “e riesce a trasformarla in una quinta scenografica”, spiega Zanchetta. Infine, le luci usate nei ritratti di Alessandra Spranzi sembrano mostrare soggetti calcificati, nel desiderio di evidenziarne il valore scultoreo.

La mostra a Lissone durerà fino al 20 luglio 2016.

pubblicità