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La polizia sul luogo di una sparatoria a Manila, nelle Filippine, il 19 agosto 2016. (Dondi Tawatao, Getty Images)
Un uomo sospettato di aver rubato in un mercato a Manila, nelle Filippine, viene arrestato dalla polizia, il 20 giugno 2016. (Dondi Tawatao, Getty Images)
Uomini sospettati di essere tossicodipendenti arrestati e portati dalla polizia in una palestra a Manila, nelle Filippine, il 20 agosto 2016. (Dondi Tawatao, Getty Images)
Alcuni uomini sospettati di essere trafficanti di droga in una prigione di Manila, nelle Filippine, il 20 giugno 2016. (Dondi Tawatao, Getty Images)
Abitanti di Manila, nelle Filippine, scesi in strada dopo una sparatoria, il 15 luglio 2016. (Dondi Tawatao, Getty Images)
La polizia sul luogo in cui è stato ucciso un trafficante di droga a Manila, nelle Filippine, il 16 luglio 2016. (Dondi Tawatao, Getty Images)
Sul luogo in cui si è svolta un’operazione della polizia contro tre uomini sospettati di essere trafficanti di droga a Manila, nelle Filippine, il 25 giugno 2016. (Dondi Tawatao, Getty Images)
Persone sul luogo in cui è stato ucciso un trafficante di droga a Manila, nelle Filippine, il 18 agosto 2016. (Dondi Tawatao, Getty Images)
Un quartiere di operai a Manila, nelle Filippine, il 19 agosto 2016. (Dondi Tawatao, Getty Images)
Il funerale di un uomo sospettato di essere un trafficante di droga a Manila, nelle Filippine, il 21 agosto 2016. (Dondi Tawatao, Getty Images)

Il pugno di ferro del presidente filippino

Il 30 giugno Rodrigo Duterte, 71 anni, è diventato il nuovo presidente delle Filippine. Ex sindaco di Davao, Duterte è conosciuto nel suo paese con il soprannome “The punisher”, il castigatore, per la sua violenta lotta contro il crimine e la droga.

A maggio, in una conferenza stampa, ha detto che se fosse stato eletto avrebbe fatto sparire spacciatori, rapinatori e nullafacenti, aggiungendo che a loro non sarebbe stata applicata nessuna legge sui diritti umani. Duterte ha annunciato inoltre che avrebbe ripristinato la pena di morte.

Dall’inizio del suo mandato, la lotta contro la droga ha fatto più di 1.800 morti, molti dei quali sono stati uccisi dai “giustizieri”, ovvero cittadini che sono stati incitati direttamente dal presidente a sparare sui trafficanti o sui presunti tali. Agli agenti di polizia, nei confronti degli spacciatori, Duterte ha chiesto di “sparare per uccidere”.

Il 18 agosto l’Onu ha criticato duramente l’operato del governo filippino, chiedendo a Duterte di interrompere “l’ondata di esecuzioni e di uccisioni extragiudiziali” e di amministrare la giustizia nei tribunali.

Le fotografie sono state scattate da Dondi Tawatao tra giugno e agosto del 2016.

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