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Eduarda, 12 anni, vive in un condominio la cui costruzione non è mai stata ultimata, a Rio de Janeiro. (Peter Bauza, Echo Photojournalism)
Migranti e profughi chiedono alla polizia di lasciarli passare vicino a Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia. (Yannis Behrakis, Reuters)
Slavutyč, Ucraina, il 1 giugno 2013. Il matrimonio di Zhenya e Yulia nel municipio della città. (Niels Ackermann, Lundi13)
Una donna incinta attraversa la linea del fronte a Doogrdkan, a sud di Mosul, in Iraq, il 19 aprile 2016. (Frédéric Lafargue per Paris Match)
B. è una transessuale tossicodipendente che si prostituisce a Kigali, in Rwanda. (Frédéric Noy, Cosmos)
Soldati dell’Esercito di liberazione nazionale della Colombia (Eln) nel loro campo a Chocó, il 17 febbraio 2014. (Juan Arredondo, Getty Images Reportage)
Il picnic di una famiglia curda sul lago Dukan, a Sulaymaniyya, nel Kurdistan iracheno, maggio 2015. (Yuri Kozyrev, Noor/National Geographic Magazine)
Due ragazzini fumano pasta di cocaina a Pelourinho, il quartiere storico di Salvador de Bahia, in Brasile, 2010. (Valerio Bispuri)
Elefanti fanno il bagno nel lago Edward, nel parco nazionale di Virunga, nella Repubblica Democratica del Congo. Qui si effettuano ricerche per trovare petrolio e queste operazioni rischiano di inquinare le acque, avvelenando gli animali e le persone che abitano sulle sponde del lago. (Brent Stirton, Getty Images Reportage for National Geographic)
Due pazienti di una residenza per persone affette da disabilità mentale, vicino al villaggio di Elat’ma, nella regione di Rjazan, in Russia, 2012. (Anastasia Rudenko)

L’attualità vista da Perpignan

Il 27 agosto comincia la nuova edizione di Visa pour l’image, uno dei festival di fotogiornalismo più prestigiosi e interessanti, che si svolge nella città francese di Perpignan.

Anche per la 28ª edizione il festival può vantare uno sguardo privilegiato sull’attualità. Come scrive il direttore Jean-François Leroy, oggi il fotogiornalismo vive una stagione entusiasmante, elettrizzata dalla ricerca di nuovi modi per realizzare un reportage e da tante domande che non hanno ancora trovato risposta. L’ultimo anno è stato dominato da due argomenti: il terrorismo e i migranti. “Era dai tempi della guerra nel Kosovo che non assistevamo a una tale quantità di storie su crisi umanitarie”, afferma Leroy, che ribadisce l’importanza di quei fotogiornalisti impegnati a fare il loro lavoro onestamente, senza ricorrere ad artifici.

Il programma è ricco di mostre, che si possono visitare fino all’11 settembre 2016. Tra gli autori c’è Yannis Behrakis, fotoreporter della Reuters che racconta il dramma dei profughi e dei migranti che arrivano sulle coste del suo paese, la Grecia, così come il suo collega Aris Messinis dell’Afp.

Peter Bauza mostra le contraddizioni del Brasile portandoci a Jambalaya, un condominio di Rio de Janeiro che non è mai stato ultimato e ora è occupato da trecento famiglie, esemplari di molte altre che vivono nel paese in queste condizioni. In White Angel: the children of Chernobyl have grown up, Niels Ackermann torna in Ucraina trent’anni dopo l’incidente nucleare per raccontare le vite dei ragazzi cresciuti a Slavutyč, la città nata dopo l’evacuazione di Pryp’jat’. L’unico italiano in mostra è Valerio Bispuri con un progetto a lungo termine sull’uso del paco, una droga a basso costo e dagli effetti devastanti, diffusa tra gli adolescenti poveri dell’America Latina.

Con Ekifire, half-dead Frédéric Noy mette in luce l’emarginazione e la stigmatizzazione della comunità lgbti nell’Africa orientale, mentre Anastasia Rudenko (vincitrice del Canon female photojournalist award 2015) ha intrapreso un viaggio nel suo paese, la Russia, per documentare la vita delle persone affette da disturbi mentali.

Le 22 mostre in programma sono allestite in diversi luoghi della città, dove si svolgeranno anche conferenze, proiezioni e letture portfolio.

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