×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

Il parco nazionale Virunga, nella Repubblica Democratica del Congo, dove vivono alcuni esemplari di gorilla di montagna in via di estinzione, protetti da ranger che spesso rischiano la vita. (Monique Jaques)
Una donna reagisce con gioia alla notizia della condanna di Hosni Mubarack all’ergastolo, Egitto, 2012. (Maysun)
Un elicottero del British medical emergency response team, in Afghanistan, 2011-2012. (Sergente Alison Baskerville)
Un soldato séléka nella sua base a Bambari, nella Repubblica Centrafricana, 2014. (Laurence Geai)
Soldati dell’esercito ucraino durante i combattimenti contro i separatisti filorussi a Debaltseve, in Ucraina, nel 2014. (Capucine Granier-Deferre)
Una donna malata di malaria, in Sud Sudan, ottobre 2014. (Diana Zeyneb Alhindawi)
Combattenti del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) nel Kurdistan iraniano, 2014-2016. (Linda Dorigo)
Una donna fuggita dalla Siria in un campo profughi in Libano, nel 2012. (Matilde Gattoni)
Le macerie di una casa distrutta da un bombardamento in Sudan, 2012 – 2013. (Camille Lepage)
Una donna, appartenente alla tribù sunnita shaitat, mostra la foto di uno dei suoi figli uccisi durante i combattimenti contro i jihadisti dello Stato islamico nella provincia siriana di Deir Ezzor, 2013-2015. (Shelly Kittleson)
Migranti iracheni al confine tra la Serbia e l’Ungheria. (Andreja Restek)

Le guerre delle fotografe

“È impossibile dire se un’immagine è stata scattata da una donna o da un uomo”, sostiene la fotoreporter britannica Alison Baskerville. Altre fotografe pensano che essere donna possa essere un vantaggio o uno svantaggio, a seconda del luogo in cui si lavora.

“Non siamo viste come una minaccia e spesso riusciamo a ottenere immagini proprio perché si dimenticano della nostra presenza”, dichiara Diana Zeyneb Alhindawi, 37 anni, di origine romena e irachena.

La fotografa belga Annabell Van den Berghe, che parla arabo e lavora da anni in Iraq, racconta che a volte sono gli stessi colleghi, assistenti e traduttori, a non trattare le fotografe con rispetto. E che in alcuni paesi, più ostili alle donne, ci sia bisogno di un intermediario perché la donna non può rivolgersi direttamente a un uomo o viceversa.

Baskerville, Alhindawi e Van den Berghe sono tra le quattordici fotografe scelte per la mostra In prima linea. Donne fotoreporter in luoghi di guerra a palazzo Madama a Torino, fino al 13 novembre 2016. L’esposizione è dedicata alla fotogiornalista Camille Lepage, uccisa in un’imboscata in cui erano coinvolti miliziani anti balaka ed ex ribelli Séléka e trovata morta il 13 maggio 2014 nell’ovest della Repubblica Centrafricana.

pubblicità