×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

(Roger Ballen)
(Roger Ballen)
(Roger Ballen)
(Roger Ballen)
(Roger Ballen)
(Roger Ballen)
(Roger Ballen)
(Roger Ballen)

Roma secondo Roger Ballen

Dal 21 ottobre torna Fotografia - Festival internazionale di Roma, la rassegna che da 15 anni porta nella capitale autori internazionale della fotografia contemporanea.

Per l’ultima edizione è stato scelto di celebrare proprio la città in cui è nato il festival. Dal 2003 il progetto Rome commission è diventato l’elemento più rappresentativo dell’evento. Inaugurato da Josef Koudelka, negli anni successivi altri grandi fotografi hanno realizzato il loro personale ritratto di Roma: Olivo Barbieri, Anders Petersen, Martin Parr, Graciela Iturbide, Gabriele Basilico, Guy Tillim, Tod Papageorge, Alec Soth, Paolo Ventura, Tim Davis e Paolo Pellegrin. Tutti i passati lavori della Rome commission saranno esposti in una mostra collettiva, curata da Marco Delogu, direttore artistico del festival.

Quest’anno il racconto di Roma è stato affidato a Roger Ballen (1950), fotografo statunitense che però ha trascorso gli ultimi 35 anni a Johannesburg, dove è entrato in contatto con le periferie più estreme e ai margini della società sudafricana. Tra le shanties, le baracche di lamiera, Ballen ha costruito un’estetica immersa in una dimensione oscura, in cui emergono sempre i fantasmi di un passato indefinibile.

Anche a Roma Ballen ha costruito una baracca, che diventa il punto d’incontro tra la sua storia e quella delle periferie romane. Spiega così la sua scelta: “In fin dei conti la baracca è un luogo della mente archetipica che contiene sia Roma che Johannesburg. Dunque per me non è necessario conoscere la storia di Roma per occupare, in una maniera o un’altra, questo spazio.”

Il fotografo mette in scena uno spettacolo, diviso in tre atti, in cui nessuno oggetto è lasciato al caso. Nel primo, la casa prende vita grazie alla presenza e alle interazioni dei personaggi che la abitano; il secondo si concentra sulle foto di Ballen, che scompongono e ricompongono l’oscurità di cui si è fatto tramite. Nel terzo atto, lo spettatore è invitato a entrare in contatto con la baracca.

Il festival si svolge fino all’8 gennaio negli spazi del Macro e oltre ai lavori legati alla Rome commission, sarà possibile visitare le mostre di altri autori come Alfred Seiland, Martin Broegen, Carlo Gianferro e Tommaso Ausili.

pubblicità