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Alcuni uomini sollevano una bara per sistemarla in una cripta, durante una cerimonia funebre nel villaggio di Lemo, Indonesia, 2016. (Agung Parameswara)
La parata Ma’ Palao che rende omaggio alle persone morte da poco, nel villaggio di La’Bo. (Agung Parameswara)
Una donna tocca un ritratto di un parente defunto durante la parata Ma’Palao nel villaggio di La’Bo. (Agung Parameswara)
Le operazioni per riaprire le cripte ed esumare i corpi per il rituale di Ma’Nane, a Pongko. (Agung Parameswara)
Un toraja prepara il cadavere di Tang Diasik, morto sei anni fa, per il rituale di Ma’Nane nel villaggio di Ba’tan. (Agung Parameswara)
Oggetti personali appartenuti a Marta Ratte Limbong e che si trovano nella sua bara, nel villaggio di Ba’tan. (Agung Parameswara)
La cerimonia funebre di Rambu Solo nel villaggio di La’Bo. Durante questo rito, quando una persona muore i toraja sacrificano un animale perché credono che aiuti l’anima del defunto ad andare in paradiso. (Agung Parameswara)
Durante il rituale di Ma’Nane nel villaggio di Barrupu. (Agung Parameswara)
Un gruppo di uomini prima di esibirsi in una danza, durante la cerimonia funebre di Rambu Solo, a La’Bo. (Agung Parameswara)
L’area abitata dai toraja, sull’isola di Sulawesi, Indonesia. (Agung Parameswara)

Una festa per i morti

Quella dei toraja è una delle circa trecento popolazioni disseminate nelle oltre 17mila isole che compongono l’Indonesia. Conta poco più di un milione di persone di cui quasi la metà abita nell’isola di Sulawesi, a nordest di Giava. La particolarità di questa popolazione è costituita dal culto dei morti. La sepoltura dei cari estinti è infatti un momento di festa e di comunione: le famiglie possono rimandare il funerale di un congiunto per anni (periodo in cui i corpi sono tenuti in casa, come se fossero dei malati o degli infermi), finché non riescono a mettere da parte soldi sufficienti per riunire il numero più alto possibile di parenti e organizzare eventi che possono durare diversi giorni tra processioni, banchetti, e sacrifici di animali.

E non finisce qui. Il rituale conosciuto come Ma’Nane si svolge saltuariamente nel mese di agosto. Le cripte vengono riaperte, i corpi esumati, lavati, vestiti con abiti nuovi. In alcuni casi decorati con accessori nuovi, come occhiali da sole, sigarette e altre cose che i defunti “avrebbero apprezzato” quando erano ancora in vita. Dopo qualche giorno vengono rimessi al loro posto in nuovi sudari e in bare nuove o restaurate.

Il fotografo indonesiano Agung Parameswara è andato nella parte meridionale dell’isola di Sulawesi per raccontare alcuni di questi rituali funebri.

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