×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

Nathanaelle Bernard davanti alla capanna in cui vive da quando l’uragano Matthew ha distrutto la sua casa a Coteaux, Haiti, il 31 ottobre. (Dieu Nalio Chery, Ap/Ansa)
Nathanaelle riposa nella sua capanna, che le ha costruito lo zio usato materiali di scarto, il 31 ottobre. (Dieu Nalio Chery, Ap/Ansa)
Nathanaelle con il suo ragazzo, Romual Saint Jean, esce dall’ospedale di Port-Salut dopo una visita di controllo, il 1 novembre. (Dieu Nalio Chery, Ap/Ansa)
Nathanaelle si prepara un’omelette, il 1 novembre. (Dieu Nalio Chery, Ap/Ansa)
Un bambino usa dei pesi costruiti con i materiali recuperati nelle strade di Coteaux, il 1 novembre. (Dieu Nalio Chery, Ap/Ansa)
A Coteaux, il 1 novembre. (Dieu Nalio Chery, Ap/Ansa)
Nathanaelle si bagna in mare, il 31 ottobre. (Dieu Nalio Chery, Ap/Ansa)
Una bambina pettina i capelli della sua bambola, il 31 ottobre. (Dieu Nalio Chery, Ap/Ansa)
A Coteaux, il 1 novembre. (Dieu Nalio Chery, Ap/Ansa)
Un bambino in cima a quello che è rimasto della sua casa, dopo l’uragano, il 1 novembre. (Dieu Nalio Chery, Ap/Ansa)

I sogni spezzati di Haiti

“Abbiamo perso tutto quello che avevamo, ma non siamo persi”, dice Nathanaelle Bernard, una ragazza haitiana di 19 anni. Era al settimo mese di gravidanza quando l’uragano Matthew si è abbattuto sulle coste di Haiti all’inizio di ottobre, distruggendo la sua piccola casa, portandosi via le sue cose, anche i vestiti e le coperte che era riuscita a conservare per il bambino. L’uragano ha ucciso anche 546 persone e ha spazzato via i progressi degli ultimi anni. Ora Nathanaelle aspetta con ansia la nascita di suo figlio, tra le rovine di una città che non c’è più, con poca acqua e poco cibo. È costretta a dividere una capanna di fortuna con altre cinque persone della famiglia.

Secondo le Nazioni Unite sono 14mila le donne della penisola che partoriranno nei prossimi tre mesi. Il dato è allarmante data la carenza di strutture sanitarie, di acqua pulita e di carne, le persone si nutrono solo di riso e cereali. Le pessime condizioni di igiene attuali hanno anche incrementato le possibilità di contrarre il colera e altre malattie. I rischi legati alla gravidanza e al parto, anche in condizioni normali, sono numerosi: infatti il tasso di mortalità materna di Haiti è il più alto dell’emisfero occidentale.

Le foto sono state scattate da Dieu Nalio Chery, fotografo haitiano dell’Associated press, tra il 31 ottobre e il 1 novembre 2016.

pubblicità