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René Magritte at Moma, New York, 1965. (Steve Schapiro)
Energie, photomontage, 1931. (César Domela-Nieuwenhuis, César Domela/Artists Rights Society/Adagp)
Portrait composition (E), 1937. (Florence Henri, Galleria Martini & Ronchetti)
Hamburg, 1929. (César Domela-Nieuwenhuis, César Domela/Artists Rights Society/Adagp)
Visit in night, 1951. (Toshiko Okanoue)
Repetitions, 1934. (César Domela-Nieuwenhuis, César Domela/Artists Rights Society/Adagp)
Modern history, 1956. (Toshiko Okanoue)
Ruths-Speicher, photomontage, 1928. (César Domela-Nieuwenhuis, César Domela/Artists Rights Society/Adagp)
Untitled, 1925. (Franz Roh, Nachlass Franz Roh)
Magritte sleeping, New York, 1965. (Steve Schapiro)

Fotografie dall’inconscio

Qual è stata l’influenza del surrealismo sulla fotografia? Una nuova mostra alla galleria Atlas di Londra cerca di fare il punto mettendo insieme una cinquantina di immagini, dagli autori protagonisti della nascita dell’avanguardia alle generazioni successive che hanno continuato a ispirarsi alle suggestioni surrealiste.

Il surrealismo nasce negli anni venti come evoluzione del movimento dadaista. Uno dei suoi principali teorici è il poeta francese André Breton che nel 1924 ne scrive il manifesto: “Automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con le parole o la scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero. Comando del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale”.

La principale ispirazione per tutti gli artisti e gli scrittori che vi hanno aderito è stata l’opera di Sigmund Freud L’interpretazione dei sogni (1899), in cui il sogno diventa il mezzo ideale per accedere all’inconscio e liberarsi delle censure della ragione. Per Breton, il sogno e l’inconscio dovevano avere un ruolo di primo piano nella civiltà moderna.

In fotografia, il surrealismo si esprime principalmente in due filoni: quello più legato all’immaginario onirico, interpretato per esempio da Florence Henri, e quello più legato all’uso della creazione automatica pensata per liberarsi dei pensieri razionali e che vediamo nelle opere di Roger Parry, César Domela e successivamente Bill Brandt. Ma l’artista che più di tutti ha sperimentato con il surrealismo è stato Man Ray, a cui la mostra dedica uno spazio particolare.

Tecniche come il fotomontaggio, la solarizzazione e l’esposizione multipla si sono però diffuse come innovazioni a sé stanti, e sono rimaste nel linguaggio della fotografia anche dopo l’esaurimento dell’esperienza surrealista, come negli scatti di Horst P. Horst. The psychic lens, che sarà aperta fino al 28 gennaio 2017, include anche le foto scattate a esponenti storici del surrealismo come i ritratti di Steve Schapiro a René Magritte e di Herbert List a Jean Cocteau.

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