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Laura Perrucci accanto alla sua casa che prima del terremoto usava come showroom. Laura gestisce con il marito l’impresa Fraschetti Ermelinda, che si occupa della vendita di materiale edile. (Gabriele Cecconi)
Valerio Sensi all’interno del suo laboratorio. L’uomo è titolare dell’azienda Fratelli Sensi Marmi Srl che produce marmi da generazioni. Ora il laboratorio è inagibile e l’attività è bloccata. “Avevo due dipendenti che ho mandato temporaneamente in cassa integrazione, spero di poter riuscire a riprendere presto la mia attività”. (Gabriele Cecconi)
Filippo Palmieri possiede insieme al fratello un’azienda agricola che si occupa principalmente dell’allevamento di bovini, della produzione e vendita del latte. Il suo impianto è stato seriamente danneggiato ma ancora non ha ricevuto un sopralluogo per capire se l’impianto sia agibile o meno. Nel frattempo continua il proprio lavoro all’interno dell’impianto nonostante il pericolo. “Il problema è che non so più a chi vendere il latte visto che i mie clienti eranto tutti commercianti locali, ed il 90 per cento delle attvità è fermo per ora”. (Gabriele Cecconi)
Francesco Sabbatini possedeva un negozio all’interno del centro storico di Norcia, ora zona rossa. Vendeva rame e oggetti d’arte ma ora tutto è andato distrutto, pure la sua casa. “Il negozio viveva solo di turismo, e purtroppo chiuderà purtroppo. Tanti posti di lavoro sono a rischio a causa dei questa situazione, non c’è più nulla”. (Gabriele Cecconi)
Giusi D’Angeli di fronte all’ingresso del suo ostello a Norcia. Giusi è una dei soci lavoratori della cooperatvia sociale Il capisterium che gestisce l’omonimo ostello e il Centro di educazione ambientale. Il centro è di proprietà della curia arcivescovile di Spoleto e, oltre a sessanta posti letto, organizzava campi scuola e campi estivi parrocchiali per ragazzi. “Nonostante le difficoltà non molliamo, Norcia deve rinascere”. (Gabriele Cecconi)
Arianna Verucci all’interno del laboratorio Vetusta Nursia. Arianna è la titolare della più nota cioccolateria locale, in parte andata distrutta dal terremoto. Per fortuna è riuscita a mettere in sicurezza la struttura ed il laboratorio è intatto. Tuttavia la produzione è bloccata a tempo indefinito e l’unica fonte di sostentamento proviene dalla vendita e spedizione dei prodotti stoccati. “Fino a Natale riusciremo ad andare avanti, abbiamo molta richiesta dei nostri prodotti da tutta Italia. Poi non so cosa faremo, qua si vive alla giornata”. (Gabriele Cecconi)
Costanzo Coccia all’interno del suo panificio, reso inagibile dal sisma. Ora la produzione e la distribuzione è completamente bloccata ed ha licenziato i suoi dieci dipendenti. “Ho deciso di licenziarli invece che mandarli in cassa integrazione, così otterranno la disoccupazione e potranno, nel caso, cogliere altre occasioni lavorative”. (Gabriele Cecconi)
Luana Colacecchi gestisce la Colacecchi Distribuzione SRL, un’azienda di distribuzione alimentare che riforniva tutto il territorio colpito dal terremoto, da Ussita fino a Spoleto. Nonostante riesca ancora a portare del materiale a Spoleto (città non colpita dal sisma) la maggior parte dei prodotti rimangono fermi nel magazzino, senza considerare quelli andati distrutti dalla violenza del terremoto. “Ci vorranno anni prima di poter raggiungere lo stesso fatturato anteriore al 24 agosto. Ora improvvisiamo provando a spedire ai privati che ci chiamano.C’è tanta solidarietà da parte delle persone, ma ci sentiamo soli e abbandonati dalle istituzioni”. (Gabriele Cecconi)
Fabio Morelli davanti ad una delle pareti danneggiate della fabbrica Lanzi, di cui è direttore commerciale. Lanzi Srl è un’azienda di produzione di salumi e formaggi molto importante nel territorio, conta infatti sessanta dipendenti. “Noi non ci fermiamo, nessuno è in cassa integrazione ed abbiamo da poco ripreso la piena produzione. Tuttavia l’edificio in cui sono collocati gli uffici è completamente inagibile ed abbiamo subito danni per circa 1 milione di euro. Dopo la scossa del 24 agosto avevamo subito gravi danni, ma con 150mila euro eravamo riusciti a sistemare tutta la fabbrica. La seconda scossa è stata terribile. E’ dura ma andiamo avanti”. (Gabriele Cecconi)
Angelisa De Angelis all’interno del garage di casa, dove dorme insieme al marito e due figli. Angelisa era titolare di un negozio di abbigliamento situato all’interno della zona rossa, in piazza San Benedetto. Il suo locale non ha ancora ricevuto un sopralluogo per stabilirne l’agibilità. “Sono riuscita a recuperare quasi tutta la merce ma ho dovuto contattare i miei fornitori che attualmente non riesco a pagare. Ho pure chiesto loro se potevano riprendere parte della merce ma alcuni si sono rifiutati. Il negozio è finito, mio marito pure ha perso il lavoro ed ora non sappiamo cosa fare. Da circa un anno ho concluso la ristrutturazione di tutto il locale, avevo investito 40mila euro che nessuno mi ridarà. Ora non abbiamo più nulla”. (Gabriele Cecconi)

La lenta ripresa di Norcia

Dal 24 agosto una serie di eventi sismici ha devastato le regioni delle Marche, dell’Umbria, del Lazio e dell’Abruzzo, con le scosse più forti registrate il 24 agosto e il 30 ottobre. I terremoti hanno colpito 14 province e quasi duecento comuni, provocando 300 morti e centinaia di feriti e lasciando migliaia di persone senza una casa.

La cittadina di Norcia, in provincia di Perugia, è stata duramente colpita dal sisma. La sua economia è basata prevalentemente sulla presenza di piccole e medie imprese, e la lavorazione della carne suina, la pastorizia e il turismo sono le attività più consistenti, che ora stanno soffrendo a causa dello spopolamento e della lenta ripresa. Sono pochi gli imprenditori che sono già riusciti a riprendere il proprio lavoro, anche se rimangono comunque preoccupati a causa dello scarso supporto da parte dello stato e dell’incertezza per il futuro.

Il 90 per cento delle attività della zona è immobile, alcuni commercianti ancora non sanno se le loro strutture sono agibili, il turismo è crollato, la produzione è interrotta e molte persone hanno perso il lavoro. Alcune aziende riescono a sopravvivere grazie al sostegno di privati, ma nonostante questa solidarietà si sentono soli e abbandonati dalle istituzioni. “È dura ma andiamo avanti”, dicono i cittadini di Norcia.

Le foto sono state scattate da Gabriele Cecconi, tra il 14 e il 16 novembre 2016.

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