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Dolores, 1919. (James Abbe, Collezione privata/James Abbe archive)
Fred e Adele Astaire nel musical Lady, be good nel 1926. (James Abbe, Collezione privata/James Abbe archive)
(James Abbe, Collezione privata/James Abbe archive)
Gertrude Lawrence e Noel Coward nel musical London calling!. (James Abbe, Collezione privata/James Abbe archive)
Norma Talmadge, 1922. (James Abbe, Collezione privata/James Abbe archive)
Bessie Love, 1925. (James Abbe, Collezione privata/James Abbe archive)
Dolly sisters, 1924. (James Abbe, Collezione privata/James Abbe archive)
Maurice Chevalier e Yvonne Vallée, 1924. (James Abbe, Collezione privata/James Abbe archive)
Dolly sisters, 1923. (James Abbe, Collezione privata/James Abbe archive)
Dolores. (James Abbe, Collezione privata/James Abbe archive)
Rudolph Valentino e Natasha Rambova, New York, 1922. (James Abbe, Collezione privata/James Abbe archive)
Andrée Spinelly, 1927, Parigi. (James Abbe, Collezione privata/James Abbe archive)

Lo stile della modernità

Negli anni venti la moda femminile ha incarnato lo spirito dei cambiamenti sociali e culturali come non era mai successo prima di allora. Una mostra a Londra ricostruisce il fermento di quel periodo selezionando abiti originali e fotografie.

Tra il 1919 e il 1929 anche la moda entra in una fase di modernità. La donna viene liberata da bustini e corsetti grazie a stilisti come Paul Poiret, Lucile, Coco Chanel ed Elsa Schiaparelli che preferiscono dare alle forme femminili la possibilità di muoversi senza costrizioni, indossando indumenti larghi e morbidi e sfoggiando capelli corti. Come afferma il curatore Dennis Nothdruft “in quell’epoca le donne hanno, per la prima volta, l’opportunità di esprimere se stesse attraverso ciò che indossano”.

Nella mostra Jazz age, in corso al Fashion and textile museum di Londra fino al 15 gennaio, si dà molto spazio al ruolo della fotografia nella diffusione di questi nuovi stili. Tra gli scatti di Cecil Beaton, Man Ray e Adolf de Meyer, una sezione dell’esposizione è dedicata all’archivio dello statunitense James Abbe (1883-1973). Nonostante sia meno conosciuto di altri suoi colleghi, negli anni venti Abbe ha lavorato al fianco di celebrità del cinema e del teatro come Rodolfo Valentino, Lillian Gish, Louise Brooks e Fred Astaire.

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