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J. vive e studia a Vienna. Ha sofferto di bulimia negli ultimi sei anni, ma dopo una lunga degenza in una clinica ora si considera guarita. Continua a partecipare a gruppi di sostegno per persone con disturbi alimentari, e per molti è diventata un esempio. (Mafalda Rakoš)
Questa foto è stata scattata da una persona malata che ha collaborato con la fotografa, e che racconta: “Per me questa immagine mostra l’ambivalenza del cibo e del mangiare in generale. I coltelli sono molto brutali. Mangiare un pezzo di pane, è come lottare ogni volta con te stesso”. (Mafalda Rakoš)
C. vuole restare anonima. Questa foto è stata scattata nella sua camera da letto nella primavera del 2015. (Mafalda Rakoš)
Foto scattata a Vienna da una delle persone intervistate. (Mafalda Rakoš)
S. ha sofferto di anoressia da adolescente. Sua madre racconta: “Mangiava solo mele e brezel. A un certo punto ho cominciato a comprare ogni giorno dei panini, in modo da averne sempre a casa perché sapevo che li avrebbe mangiati”. (Mafalda Rakoš)
Autoritratto di una persona intervistata. Il diagramma mette in rapporto la grandezza della pancia con il cibo e le bevande consumate ogni giorno. L’ha creato lei per controllare i cambiamenti nel suo corpo. “Non credevo a quello che vedevo nello specchio o se qualcuno mi diceva che ero troppo magra. Non mi fidavo di come vedevo le cose”. (Mafalda Rakoš)
B. in uno studio fotografico di Vienna. “Quando ho cominciato a perdere peso mi sentivo benissimo. Ero piena di energia. Ma visto che sono sempre stata magra, sono andata rapidamente sottopeso e ho cominciato a sentirmi molto stanca. Andavo avanti così e se le persone accanto a me non mi avessero fermato, non so a che punto sarei arrivata”. (Mafalda Rakoš)
Un ritratto di U. che racconta: “Questa è una foto speciale per me perché sono in piedi davanti al bagno. Mi fa pensare a quante volte sono entrata qua dentro e in che stato”. (Mafalda Rakoš)
Una scultura realizzata da una delle persone intervistate. (Mafalda Rakoš)
C. soffre di anoressia e bulimia da molti anni. Sull’addome si vedono i segni lasciati dalle borse di acqua calda che usa per scaldarsi. “Ho sempre freddo, non so perché. Non riesco più a dormire senza una borsa di acqua calda ma la scaldo sempre troppo. Forse perché non mi interessa dei segni che lascia”. (Mafalda Rakoš)

Volevo sparire

Il 15 marzo in Italia è la quinta Giornata del fiocchetto lilla, dedicata ai disturbi alimentari che portano chi ne soffre a vivere con l’ossessione del cibo, del peso e dell’immagine del proprio corpo. L’anoressia, la bulimia e i fenomeni correlati sono in crescita in tutto il mondo. Secondo l’organizzazione statunitense Anad, almeno settanta milioni di persone soffrono di disturbi alimentari.

Tra queste, l’anoressia è la malattia più pericolosa: ha un tasso di mortalità circa dodici volte superiore a quello delle altre cause di decesso delle donne tra i 15 e i 24 anni. Inoltre è la terza malattia cronica più diffusa tra gli adolescenti.

Il progetto I want to disappear, ideato dalla fotografa austriaca Mafalda Rakoš, è dedicato alle persone che soffrono di disturbi alimentari o li hanno superati. Rakoš intende superare le rappresentazioni stereotipate di queste malattie e concentrarsi sulle storie delle persone, che hanno collaborato attivamente con la fotografa alla realizzazione delle immagini.

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