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Autoritratto con Ata Kandó, Parigi, 1953. (Ed van der Elsken)
Durante un concerto della Lionel Hampton Big Band a L’Aia, 24 marzo 1956. (Ed van der Elsken)
Vali Myers davanti allo specchio, Parigi, 1953. (Ed van der Elsken)
Kamagasaki, Osaka, 1960. (Ed van der Elsken)
Amsterdam, 1961. (Ed van der Elsken)
Lottatori di sumo in un a palestra a Yokyo, Giappone, 1959. (Ed van der Elsken)
Beethovenstraat, Amsterdam, 1967. (Ed van der Elsken)
Meisje nella metropolitana, Tokyo, 1984. (Ed van der Elsken)
Autoritratto con Vali Myers, Parigi, 1952. (Ed van der Elsken)
Manhattan Beach, Los Angeles, 1960. (Ed van der Elsken)

Lo sguardo intimo di Ed van der Elsken

“Quando ho visto per la prima volta il libro di Ed van der Elsken, Love on the left bank, ho capito che avevo appena conosciuto il mio predecessore. La sensazione è stata simile a quando incontri un amante, o un fratello”, ha scritto Nan Goldin in occasione della mostra dedicata al fotografo olandese ad Amsterdam fino al 21 maggio.

Secondo Nina Siegal del New York Times, Ed van der Elsken viveva per le sue macchine fotografiche. Le portava sempre con sé, fotografando anche momenti intimi della sua vita durante i suoi tre matrimoni. Il fotografo olandese, considerato uno dei pionieri della street photography, ha cominciato a ritrarre le strade di Parigi nel secondo dopoguerra, lavorando nella camera oscura dell’agenzia Magnum con Henri Cartier-Bresson e Robert Capa. Poi ha viaggiato in tutto il mondo, documentando la caccia illegale degli elefanti in Africa, la segregazione in Sudafrica. Dopo aver lavorato anche a Tokyo e a Hong Kong, è tornato ad Amsterdam, dove è morto nel 1990.

La mostra al museo Stedelijk ripercorre la sua carriera attraverso i lavori più conosciuti, i provini a contatto, le prove di impaginazioni dei libri che ha poi pubblicato e le foto a colori, più rare, che ha scattato negli ultimi trent’anni della sua vita.

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