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Khodor, 20 anni, estrae carburante dalla plastica in una raffineria a Douma, Siria, 2 aprile 2017. (Bassam Khabieh, Reuters/Contrasto)
Un uomo e un ragazzo cercano della plastica tra materiali di scarto in una raffineria di Douma, Siria, 1 aprile 2017. (Bassam Khabieh, Reuters/Contrasto)
Appunti sugli ordini di carburante e altri liquidi prodotti in una raffineria artigianale di Douma, Siria, 1 aprile 2017. (Bassam Khabieh, Reuters/Contrasto)
Una raffineria artigianale a Douma, Siria, 1 aprile 2017. (Bassam Khabieh, Reuters/Contrasto)
Abu Fahad lavora in una raffineria artigianale di Douma, Siria, 12 aprile 2017. (Bassam Khabieh, Reuters/Contrasto)
Un giovane riempie una cisterna con del carburante prodotto in una raffineria di Douma, un quartiere di Damasco controllato dai ribelli, Siria, 12 aprile 2017. (Bassam Khabieh, Reuters/Contrasto)
Un giovane siriano controlla il carburante estratto dalla plastica bruciata in una raffineria artigianale di Douma, Siria, 1 aprile 2017. (Bassam Khabieh, Reuters/Contrasto)
Un giovane brucia della plastica in una raffineria artigianale di Douma, Siria, 1 aprile 2017. (Bassam Khabieh, Reuters/Contrasto)
Una raffineria artigianale a Douma, Siria, 12 aprile 2017. (Bassam Khabieh, Reuters/Contrasto)

L’energia della Siria

Secondo alcuni esperti, il conflitto in Siria ha fatto tornare indietro di trent’anni l’economia del paese, privata di quasi tutte le sue entrate. La maggioranza delle infrastrutture, inoltre, è stata distrutta e le esportazioni sono crollate di oltre il 90 per cento dall’inizio della guerra. Per il ministero del petrolio le perdite dirette e indirette nel settore dell’energia si attestano a 58 miliardi di dollari.

Alcuni abitanti di Douma, un quartiere alla periferia di Damasco sotto il controllo dei ribelli, per supplire alla mancanza di carburante per generatori e macchinari, hanno messo in piedi una raffineria di petrolio artigianale che produce carburante da rifiuti plastica.

L’officina è gestita da Abu Kassem, dai suoi tre figli e altri familiari, ed è attiva da circa tre anni e mezzo, da quando le forze governative hanno cominciato l’assedio nella parte orientale di Ghouta, il distretto di Douma.

Kassem ha imparato guardando video trovati online: usa bottiglie di plastica, detriti di edifici danneggiati, plastica da utensili di cucina, acqua e anche tubature di scarico per produrre combustibile liquido e gassoso. I gas ottenuti sono venduti per uso domestico e commerciale al posto di gas naturale a vari clienti, tra cui gli agricoltori che hanno bisogno di carburante per alimentare le pompe d’acqua e gli abitanti della città per l’uso di macchine e motociclette.

“Lavorare qui è molto faticoso, ma ho la sensazione che stiamo fornendo un grande servizio alle persone”, dice Abu Ahmed, 28 anni.

L’officina è attiva quindici ore al giorno, sei giorni a settimana e l’unica precauzione dei lavoratori contro gli effetti dell’inalazione di fumi tossici è quella di bere due tazze di latte al giorno. In una giornata di lavoro è usata quasi una tonnellata di plastica: da cento chili si possono estrarre 85 litri di carburante. Un litro di benzene viene venduto per 2.200 lire siriane (quasi dieci euro), e un litro di diesel per duemila lire siriane.

Le foto sono state scattate da Bassam Khabieh dell’agenzia Reuters ad aprile del 2017.

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