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Passo di San Gottardo, Svizzera, 1997. (Gabriele Basilico)
Bilbao, Spagna, 1993. (Gabriele Basilico)
Gemona del Friuli, 1994. (Gabriele Basilico)
Montepulciano, 2009. (Gabriele Basilico)
Passo di San Gottardo, Svizzera, 1997. (Gabriele Basilico)
Valencia, Spagna, 2000. (Gabriele Basilico)
Matosinhos, Portogallo, 1996. (Gabriele Basilico)
Valle d’Aosta, 1991. (Gabriele Basilico)

La lentezza dello sguardo di Gabriele Basilico

Il tema costante della ricerca di Gabriele Basilico è stato la città, mentre il paesaggio è un “genere” fotografico che ha guardato con diffidenza fino alla metà degli anni ottanta. “Ho scoperto ‘la lentezza dello sguardo’. Uno sguardo lento, come era stato per Eugène Atget o Walker Evans, uno sguardo che mette a fuoco ogni cosa, che porta a cogliere tutti i particolari, a leggere la realtà in un modo assolutamente diretto: quindi il grande formato, il cavalletto, un ritmo rallentato, la luce così com’è, senza filtri, guardare e basta”, scriveva Basilico.

A citare le parole di Basilico (1944-2013) è Giovanna Calvenzi, curatrice, insieme a Angela Madesani, della mostra La progettualità dello sguardo. La mostra, ospitata negli spazi espositivi della chiesa di San Lorenzo a San Vito al Tagliamento (Pordenone), presenta sessanta immagini tratte da vari lavori realizzati dal fotografo milanese sul paesaggio. Il primo è quello del 1984, per la Mission photographique della Datar, un’organizzazione che affidò a una serie di fotografi il compito di rappresentare il paesaggio francese contemporaneo. Basilico era l’unico fotografo italiano invitato a partecipare. E ritrasse un itinerario di più di quattrocento chilometri, dal confine con il Belgio a Mont Saint-Michel.

Degli anni novanta invece è un lavoro sulla Svizzera, realizzato in occasione di una mostra sul passo di San Gottardo, in cui “le tracce dell’uomo nella natura sono come dei segni, dei disegni astratti. Le strade, le infrastrutture, di cui non si colgono né inizio né fine, sono linee nella maestà della montagna, sottolineate dalla sapiente gestione del bianco e nero”, spiega Madesani. Di questa fase Basilico diceva che la sua visione era diventata più neutra ed essenziale: “I cieli hanno perso drammaticità, lo scenario è in parte più freddo, ho usato pochi toni forti ma con più gradazioni di grigio, che mi hanno permesso di avere una fotografia più omogenea, più neutra, di rappresentare una realtà con maggiore astrazione”.

La mostra a San Vito al Tagliamento durerà fino al 10 settembre 2017.

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