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La casa dei piatti rotti. Giappone, 1830. (Katsushika Hokusai, Collezione privata)
Du Gu, Le Vent traversant les pins, Editions Mosquito, 2015. (Zao Dao)
Kuniyoshi warrior sword in teeth. (Per gentile concessione della Library of Congress)
Modern Sketch di Huang Yao. Rivista satirica pubblicata dal 1934 al 1937. (Collections and University Archives, Colgate University Libraries)
Tavole di Viaggio in Occidente a fumetti di Zhang Guangyu (Renmin Meishu Chubanshe, Cina, 1945). Quando furono creati, questi disegni artistici non furono pubblicati perché ritenuti controversi; furono esposti per breve tempo e raccolti in un volume solo nel 1958. (Zhang Guangyu)
The grand legend Ramayana di Is Yuniarto (Wahana Inspirasi Nusantara, Indonesia, 2015). Per quanto l’influenza dei manga sia evidente, l’autore si è sforzato di mantenere l’identità indonesiana, spronando i lettori giapponesi a scoprire la tradizione wayang. (Is Yuniarto)
1963. Tetsuwan Atomu (Astroboy o Mighty Atom) è animato da Tezuka per la televisione e debutta in America come Astro Boy. (Tezuka productions co., Ltd. 2017)
Sauptik: blood and flowers (HarperCollins, India). (Amruta Patil, 2016)
Akai rousoku To Ninggyo. (Miyako Maki)

Il meraviglioso mondo dei manga

Il manga è la più grande industria del fumetto al mondo. La sua sempre più forte diffusione spesso occulta la vasta produzione asiatica, ma finalmente una mostra a Roma presenta le due facce, quella illuminata e quella nell’ombra, del pianeta fumetto in Asia. Mangasia: wonderland of Asian comics, ospitata al Palazzo delle esposizioni, è dedicata al fumetto giapponese ma anche al resto della produzione asiatica: passando dalla Cina all’India, fino a paesi più piccoli come il Bhutan o la Corea del Nord.

A curarla è il britannico Paul Gravett, uno dei massimi storici e critici di fumetto a livello internazionale, autore di molti volumi di riferimento, alcuni dei quali pubblicati anche in Italia, tra cui Manga. 60 anni di fumetto giapponese, Logos edizioni. L’esposizione è quasi un agglomerato di esposizioni, ciascuna con un climax e con un tema che tiene conto della diversità e del dinamismo delle culture del fumetto in Asia: le favole e il folclore; le diverse prospettive del passato, in particolare della storia del ventesimo secolo; la vita, i processi creativi e le innovazioni degli artisti di fumetti; i problemi che sorgono intorno alla censura e alle varie sensibilità; molta attenzione, infine, è dedicata a come il linguaggio del fumetto è stato adattato nei film, nell’arte, nella moda, nel multimediale.

Oltre a circa trecento pezzi originali raramente mostrati anche nei rispettivi paesi di origine, ci sono alcune riproduzioni in grande formato e molte pubblicazioni che risalgono agli inizi del diciannovesimo secolo. L’Asia, come il resto del mondo, ha una tradizione di arte narrativa lunga quanto ricca e l’esposizione presneta molte opere che possono essere considerate come precursori, prototipi e varianti del fumetto. Riguardo al manga, che si è evoluto con l’arrivo del fumetto e della caricatura occidentale a partire dalla fine del diciannovesimo secolo, si guarda anche alla precedente eredità grafica del Giappone di libri fortemente illustrati e notevoli stampe a partire da matrici di legno per mezzo di esempi rilevanti dovuti a Hokusai Katsushika e Utagawa Kuniyoshi.

“Molte persone conoscono solo il manga e lo considerano l’unico fumetto asiatico. Questa mostra vuole essere un modo per far conoscere l’universo meno conosciuto dei fumetti asiatici “, spiega Gravett. “Ci sono state altre mostre, ma circoscritte benché approfondite. Mangasia opera in modo diverso. L’approccio è più comparativo e insieme introduttivo ed esplorativo. Cerca di stabilire dei nessi, delle relazioni. Durante il tour della mostra, specialmente in Asia, modificheremo, sia estendendoli che localizzandoli, i contenuti”.

Francesco Boille

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