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Architecture of density, Hong Kong, 2003-2014. (Michael Wolf)
Tokyo compression, Tokyo, 2010-2013. (Michael Wolf)
Paris rooftops, Parigi, 2014. (Michael Wolf)
Google street view, 2008-2012. (Michael Wolf)
The transparent city, Chicago, 2006. (Michael Wolf)
The real toy story, Cina, 2004. (Michael Wolf)
Tokyo compression, Tokyo, 2010-2013. (Michael Wolf)

Le metropoli viste da Michael Wolf 

Fino al 22 aprile il Fotomuseum dell’Aia, nei Paesi Bassi, propone la retrospettiva Life in cities del fotografo tedesco Michael Wolf.

Presentata per la prima volta al festival Les rencontres d’Arles nel 2017, la mostra raccoglie le opere più rappresentative di Wolf, dalle prime indagini di impronta reportagistica alle serie più recenti confluite in Architecture of density (2003-2014) e in Transparent city (2006).

Nato a Monaco nel 1954, Wolf cresce tra gli Stati Uniti e il Canada, e studia con il fotografo Otto Steinert alla Folkwang university of the arts di Essen. Qui comincia la carriera di fotogiornalista, pubblicando su riviste come Geo e Stern. Nel 1994 si stabilisce a Hong Kong, lavorando stabilmente per Stern. A partire dal 2001, Wolf si dedica perlopiù a progetti personali: le sue osservazioni virano verso l’arte e definiscono una poetica che coniuga fotografia documentaria e ricerca artistica.

L’autore riprende le facciate dei grattacieli di Hong Kong in un gioco di ripetizioni che confonde lo sguardo; oppure restringe l’inquadratura facendo diventare gli spettatori dei voyeur involontari. Si interroga su cos’è la privacy oggi, raccogliendo istantanee di gente ripresa per strada con Google street view o fotografando i volti dei passeggeri della metropolitana di Tokyo, schiacciati contro i vetri dei vagoni. Al centro della sua indagine ci sono le metropoli contemporanee sovrappopolate e gli individui che perdono la propria individualità, risucchiata dalle masse.

La mostra è accompagnata da un catalogo chiamato Michael Wolf works, pubblicato da Peperoni books.

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