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Carson City, Svezia. (Gregor Sailer, courtesy Kehrer Galerie)
Ufa & Suzdal, Russia. (Gregor Sailer, courtesy Kehrer Galerie)
Junction City, Stati Uniti. (Gregor Sailer, courtesy Kehrer Galerie)
Tiefort City, Stati Uniti. (Gregor Sailer, courtesy Kehrer Galerie)
Schnöggersburg, Germania. (Gregor Sailer, courtesy Kehrer Galerie)
Schnöggersburg, Germania. (Gregor Sailer, courtesy Kehrer Galerie)
Junction City, Stati Uniti. (Gregor Sailer, courtesy Kehrer Galerie)
Complexe de tir en zone urbaine, un centro di addestramento per le forze armate in Francia. (Gregor Sailer, courtesy Kehrer Galerie)
Beauséjour, Francia. (Gregor Sailer, courtesy Kehrer Galerie)
Complexe de tir en zone urbaine, un centro di addestramento per le forze armate in Francia. (Gregor Sailer, courtesy Kehrer Galerie)

Villaggi di cartapesta

L’espressione “villaggi Potëmkin” arriva da lontano. Secondo la leggenda, nel 1787, durante la visita dell’imperatrice russa Caterina II in Crimea, il governatore della Russia meridionale Grigory Aleksandrovich Potëmkin fece costruire dei palazzi in cartapesta per nascondere le condizioni di degrado del paese. Da allora, “villaggi Potëmkin” è usato per convincere qualcuno a pensare che una situazione sia migliore della realtà.

Ispirato da questa storia, il fotografo austriaco Gregor Sailer è andato alla ricerca dei “villaggi Potëmkin” di oggi. Nel 2015 ha scoperto per esempio che per una visita di Vladimir Putin a Suzdal, a nordest di Mosca, alcuni edifici erano stati coperti da teloni raffiguranti lussuosi palazzi per ridare vita a edifici disabitati e impressionare il presidente. “Le immagini di Sailer fanno riflettere sul confine spesso mobile tra realtà e finzione in fotografia”, scrivono i curatori del libro The Potemkin villages (Kehrer).

Sailer ha viaggiato in Russia, Svezia, Germania, Francia, Stati Uniti e Cina alla ricerca di questi luoghi artificiali, come i centri nati per l’addestramento militare negli Stati Uniti o le repliche delle città europee in Cina.

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