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Improving life, università del Texas, Austin, Stati Uniti. Lo sviluppo di dispositivi robotici per migliorare la qualità della vita. (Sara, Peter & Tobias)
Broadcasting, Seoul, Corea del Sud. Più di 300mila persone guardano le esibizioni che la youtuber Iluliy pubblica online. (Sara, Peter & Tobias)
The dreamer, università del Texas, Austin, Stati Uniti. Il robot The Dreamer è progettato per rispondere alle emozioni e ai gesti umani. (Sara, Peter & Tobias)
Space station simulation, Mountain View, Stati Uniti. Simulazione della Nasa della Stazione spaziale internazionale. (Sara, Peter & Tobias)
The idea of perception, San Francisco, Stati Uniti. La macchina interattiva AZoth Pyramid esposta alla Worlds fair nano. (Sara, Peter & Tobias)
Technology in disguise, San Francisco, Stati Uniti. Le Monopalm sono torri a forma di palma usate per la trasmissione delle reti cellulari. (Sara, Peter & Tobias)
Parallel worlds, Ko Kut, Thailandia. I selfie sono autoritratti scattati con lo smartphone, tenuto in mano o con un selfie stick. Di solito i selfie vengono condivisi su social network come Facebook, Instagram e Snapchat. Vengono realizzati per vanità, con atteggiamento adulatorio e possono essere spontanei o studiati per esserlo. (Sara, Peter & Tobias)
Programmed beauty, università della California, Berkeley, Stati Uniti. “Forse sei programmato per pensare che il tramonto sia bello” sostiene l’astrofisico e cosmologo George Smoot, premio Nobel nel 2006. (Sara, Peter & Tobias)

L’illusione di essere reali

L’ultimo progetto del collettivo danese Sara, Peter & Tobias mette in gioco la possibilità che la realtà non esista nel modo in cui crediamo, e che sia frutto di una simulazione.

The merge indaga una delle questioni più antiche poste dall’essere umano, la percezione della realtà, lasciandosi affascinare dalle discusse teorie del filosofo Nick Bostrom – autore di The simulation argument – e dai rapidi sviluppi nei campi della robotica e dell’intelligenza artificiale.

Sara Galbiati, Peter Helles Eriksen e Tobias Selnaes Markussen hanno cominciato a lavorare insieme per Phenomena (2016), in cui raccontavano l’esistenza degli alieni con metodo antropologico, andando nei luoghi degli avvistamenti e intervistando chi crede agli Ufo. Anche stavolta il loro campo d’indagine è una zona grigia in cui i confini tra scienza e fantasia non sono definiti. Non cercano di dare delle risposte o giudicare, ma preferiscono seguire le possibilità aperte dal loro approccio, segnato dalla fusione di metodi diversi. “Abbiamo seguito essenzialmente due strade in questo progetto”, spiega il collettivo. “Una è più documentaristica e guarda allo sviluppo tecnologico, mentre nell’altra la realtà diventa astratta, e trovano spazio le cose che troviamo oscure e bizzarre”.

Quest’annoThe merge è stato premiato con l’International photography award della rivista British Journal of Photography ed è in mostra alla galleria TJ Boulting di Londra fino all’11 agosto.

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