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Maifest, Leavenworth, dalla serie EUSA. (Naomi Harris)
Jungle check. (Cristina de Middel e Kalev Erickson, Foam museum)
Chimères et merveilles. (Coco Fronsac)
I Shoot people, dalla serie Not in your face. (Susan Barnett, ClampArt)
Snake. (Clare Strand, Parrotta contemporary)
We oui! (Fumiko Imano, Galleria Little big man)
Fireflies. (Frédéric Nauczyciel)
Exploration rationnelle des fonds sous-marins, 2006. (Philippe Ramette, Adagp/ProLitteris/Galleria Xippas)
Copying Claudia. (Pachi Santiago)
Parigi, 1989, A tale of II cities. (Daido Moriyama, Galleria Akio Nagasawa)
Caminantes, no hay camino, hay que caminar. (Lorenzo Vitturi)
Stans, 1973. (Arnold Odermatt, Urs Odermatt/Windisch/ProLitteris/Galleria Springer)

Stravaganze a Vevey

Fino al 30 settembre la cittadina di Vevey, sulle sponde del lago di Ginevra, torna a ospitare il festival Images, la prima e principale biennale di arti visive in Svizzera. L’evento è caratterizzato dall’allestimento di installazioni e gigantografie all’aperto o in posti insoliti come parchi, ex carceri, cabine del telefono.

“Il bello è sempre bizzarro” secondo Charles Baudelaire, e quest’anno è diventato anche il principio guida dei curatori del festival, che hanno scelto progetti dedicati al concetto di stravaganza, inteso come un momento essenziale di fuga dall’ordinario.

La stravaganza può essere lo stupore che accompagna la visione di una balena volante su Parigi, come ci ha mostrato Daido Moriyama nella sua vecchia serie A tale of II cities. La stravaganza evoca il sogno, l’assurdo, l’umorismo ma anche un modo di pensare fuori dagli schemi, che ci mette in crisi e ci sfida. Come Frédéric Nauczyciel, che racconta con foto e video il mondo del vogueing nei ghetti di Baltimora oppure Fumiko Imano, artista giapponese che in We oui! inventa una sorella gemella per guarire dalla solitudine e da una profonda crisi di identità.

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