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Licenza al treno a doppia trazione, 1959. (O. Winston Link, per gentile concessione della Robert Mann gallery)
East Side market, New York, 1925. (Lewis Hine)
John F. Kennedy space center, Nasa, Florida, 2011, dalla serie Space project. (Vincent Fournier)
Manifestazione a piazza Garibaldi, Napoli, 1967. (Mimmo Jodice)
Paint shop, gruppo Bmw, Monaco, germania, 2015. (Edgar Martins)
Costruzione di un’autostrada vicino a Hercules, California, 1956. (Dorothea Lange, The Dorothea Lange collection, the Oakland museum of California/Paul S. Taylor.)
Stabilimento Volkswagen, 1953. (Peter Keetman,, F.C. Gundlach foundation)
Metropolitana di New York, 1975. (Helen Levitt, Film documents LLC, per gentile concessione della Galerie Thomas Zander, Colonia)
Condotto di gas d’altoforno, regione della Ruhr, Germania, 1958-1962. (Rudolf Holtappel)
Stazione della metropolitana Vasileostrovskaya, San Pietroburgo, Russia, dalla serie Città delle ombre, 1992. (Alexey Titarenko, per gentile concessione della Nailya Alexander gallery, New York)
Strada per la fabbrica, 1980. (Robert Häusser, Curt-Engelhorn- Stiftung, Mannheim)

Il pendolo del mondo

La fondazione Mast, a Bologna, dedica una mostra ai suoi primi cinque anni di attività. Per l’occasione presenta 250 opere della propria collezione, realizzate da fotografi italiani e stranieri.

Curata da Urs Sthael, l’esposizione propone una riflessione sul tema della velocità, intesa come metafora delle società in cui viviamo. Il titolo scelto, Pendulum – Merci e persone in movimento, si riferisce al movimento perenne del mondo nello spazio e nel tempo. Evoca il traffico dei pendolari, ma anche lo scambio di merci, di soldi e di promesse. Il suo oscillare fa pensare ai cambiamenti politici, sociali e culturali.

“A questo dinamismo incessante si contrappone un fenomeno di segno opposto”, spiega Stahel. “Il solo fenomeno che ci spinge a rallentare il passo, a cercare di fermare tutto, è quello delle migrazioni”.

Le opere esposte mostrano queste due energie contrastanti: da una parte la forza dei motori e dei mezzi di trasporto, dall’altra il rallentamento, il blocco dei flussi di persone che migrano. Dalle fotografie che Robert Doisneau ha dedicato agli stabilimenti Renault al Paint Shop della Bmw ritratto da Edgar Martins, passando per le auto da corsa di Ugo Mulas e i container di Sonja Braas. Dai ritratti di Helen Levitt ai passeggeri delle metropolitane degli anni settanta e ottanta alle immagini scure di David Goldblatt delle strade verso le fabbriche. E ancora i centri spaziali della Nasa fotografati da Vincent Fournier e gli accampamenti dei migranti fotografati da Richard Mosse con una macchina a infrarossi.

La mostra sarà visitabile dal 4 ottobre al 13 gennaio 2019.

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