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Due sorelle entrano nella moschea sotterranea di Beket-Ata, nella regione di Mangghystau, Kazakistan, 2010. (Chloe Dewe Mathews, Aperture e Peabody museum press)
Albina Visilova, una visitatrice abituale di un centro a Naftalan, Azerbaigian, 2010. Nella città si estrae un particolare petrolio, chiamato olio di Naftalan, che ha benefici sui dolori articolari e disturbi dermatologici. (Chloe Dewe Mathews, Aperture e Peabody museum press)
Pesci rossi in vendita nei giorni che precedono Newroz, il capodanno persiano, a Ramsar, Iran, 2015. (Chloe Dewe Mathews, Aperture e Peabody museum press)
Koshkar-Ata, Kazakistan, 2010. In un cimitero sulla costa, muratori uzbechi costruiscono mausolei richiesti dalla nuova classe benestante emersa grazie allo sfruttamento del petrolio. (Chloe Dewe Mathews, Aperture e Peabody museum press)
Lo Yangykala canyon, Balkanabat, Turkmenistan, 2012. In era preistorica il canyon era sommerso dal mar Caspio. (Chloe Dewe Mathews, Aperture e Peabody museum press)
Uomini si immergono nel fiume Volga per celebrare l’epifania ortodossa, Astrakhan, Russia, 2012. (Chloe Dewe Mathews, Aperture e Peabody museum press)
Darvaza, Turkmenistan, 2012. Noto anche come la “porta dell’inferno”, è un cratere nel deserto del Karakum che si è formato nel 1971 dopo avere perforato il terreno in cerca di petrolio. Le trivellazioni hanno fatto crollare il terreno e causato una fuga di gas naturale; per evitare ulteriori incidenti la voragine è stata incendiata e da allora brucia ininterrottamente. (Chloe Dewe Mathews, Aperture e Peabody museum press)

Influenza caspica

Dal 2010 al 2015 Chloe Dewe Mathews ha viaggiato nei paesi che si affacciano sul mar Caspio, raccontando come la geografia e le risorse naturali di questo luogo abbiano lasciato un’impronta indelebile nella vita delle persone.

Dalla seconda metà dell’ottocento nel Caspio è cominciata l’estrazione di petrolio, a cui si è aggiunta in seguito quella di gas naturale. Con il crollo dell’Unione Sovietica, questa ricchezza energetica ha provocato contese e tensioni tra Kazakistan, Azerbaigian, Turkmenistan, Russia e Iran - i cinque paesi caspici - e catturato l’attenzione delle maggiori compagnie petrolifere mondiali.

Nel progetto Caspian: the elements, Dewe Mathews rivela il legame forte e inevitabile della popolazione con la terra e i suoi elementi. “Ogni ferita lasciata in questi territori dai poteri del passato è una ferita alle persone” afferma in un’intervista al Guardian. Alternando paesaggi drammatici dai toni pastello a ritratti, documenta le comunità spinte verso la modernità dal gas e dal petrolio, ma che faticano a trovare un’identità dopo aver vissuto per decenni sotto l’influenza sovietica.

Caspian: the elements è diventato un libro, ed è in mostra alla galleria Aperture di New York fino al 30 novembre.

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