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Lili, 2013. (Alain Laboile, Per gentile concessione della galleria 29 Arts in progress)
La carriola, 2012. (Alain Laboile, Per gentile concessione della galleria 29 Arts in progress)
L’onda, 2014. (Alain Laboile, Per gentile concessione della galleria 29 Arts in progress)
Libellula, 2013. (Alain Laboile, Per gentile concessione della galleria 29 Arts in progress)
Pollock, 2016. (Alain Laboile, Per gentile concessione della galleria 29 Arts in progress)
L’anatra, 2010. (Alain Laboile, Per gentile concessione della galleria 29 Arts in progress)
La caccia, 2012. (Alain Laboile, Per gentile concessione della galleria 29 Arts in progress)
La boa, 2015. (Alain Laboile, Per gentile concessione della galleria 29 Arts in progress)
Il ponte, 2011. (Alain Laboile, Courtesy of 29 Arts in progress gallery)
Appoggio, 2013. (Alain Laboile, Per gentile concessione della galleria 29 Arts in progress)

La famiglia di Alain Laboile

Alain Laboile vive con la sua famiglia in un piccolo paese vicino a Bordeaux, nel sudovest della Francia. Fino a quindici anni fa era uno scultore e aveva comprato la prima macchina fotografica per ritrarre le sue opere.

Da subito però la sua attenzione è stata catturata dalla sua famiglia, che è diventata il soggetto privilegiato del suo lavoro fotografico.

Completamente autodidatta, Laboille dal 2007 racconta la vita quotidiana dei suoi figli cresciuti in un posto “ai confini del mondo”, come lui stesso descrive il piccolo paese in cui abitano. Alcuni critici hanno definito Laboile un maestro nell’interpretare il momento decisivo di Henri Cartier-Bresson, per la capacità di cogliere attimi speciali con intimità e spontaneità.

Fino al 9 febbraio 2019 la galleria 29 Arts in progress di Milano ospita la mostra Le temps retrouvé con una selezione di immagini scattate da Laboille dal 2007 ad oggi.

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