×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

Cherry tomatoes, 1991. (Sally Mann, National Gallery of Art, Washington, Corcoran Collection (Gift of David M. Malcolm in memory of Peter T. Malcolm), 2015)
Deep South, Untitled (Scarred tree), 1998. (Sally Mann, National Gallery of Art, Washington, Alfred H. Moses and Fern M. Schad Fund)
Gorjus, 1989. (Sally Mann, Sayra e Neil Meyerho)
Deep South, Untitled (Stick), 1998. (Sally Mann, New Orleans Museum of Art, Collection of H. Russell Albright, M.D.)
Easter dress, 1986. (Sally Mann, Patricia e David Schulte)
Battlefields, Fredericksburg (Cedar trees), 2001. (Sally Mann, Waterman/Kislinger family)
The turn, 2005. (Sally Mann, Collezione privata)
Triptych, 2004. (Collezione di Elton John)
Beulah baptist 01:01, 2008-2016. (Sally Mann, Collezione dell'artista)
On the Maury, 1992. (Sally Mann, Collezione privata)

I mille sguardi di Sally Mann

Il 18 giugno il museo Jeu de Paume di Parigi inaugura la prima grande retrospettiva dedicata a Sally Mann (1951), la fotografa originaria della Virginia, nel sud degli Stati Uniti, che da quarant’anni esplora temi legati alla memoria, al desiderio, alla morte e alla famiglia.

Divisa in cinque parti, la mostra Mille et un passages ospita anche molte opere inedite realizzate dalla fotografa nell’arco della sua carriera usando stili diversi, dal ritratto alle foto di paesaggio.

Il percorso espositivo si apre con le immagini che Mann ha scattato negli anni ottanta quando cominciò a ritrarre i tre figli nella loro casa di campagna. Sono immagini lontane dagli stereotipi sull’infanzia, dove l’autrice allude con delicatezza alla sessualità e alla violenza.

Si continua con le foto di edifici e di campi abbandonati, scoperti durante dei viaggi tra la Virginia, la Georgia e il Mississippi, alla ricerca della “luce radicale del Sud americano”. Le tecniche i materiali usati in questo caso sono quelle dell’ottocento, tra cui il collodio.

In un’altra sezione ci sono le foto delle piccole chiese dell’ottocento fondate da afroamericani e i ritratti che ha scattato a Virginia “Gee-Gee” Carter, la donna nera che ha vissuto e lavorato presso la famiglia di Mann per cinquant’anni.

La mostra si chiude con le immagini scattate al marito quando fu colpito da una malattia degenerativa e con gli autoritratti realizzati dopo un incidente che Mann ha avuto a cavallo.

Il catalogo è pubblicato dal Jeu de Paume e dalla casa editrice Xavier Barral. La mostra resterà aperta fino al 22 settembre.

pubblicità