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What she said. (Deanna Templeton, Per gentile concessione di Mack)
What she said. (Deanna Templeton, Per gentile concessione di Mack)
What she said. (Deanna Templeton, Per gentile concessione di Mack)
What she said. (Deanna Templeton, Per gentile concessione di Mack)
What she said. (Deanna Templeton, Per gentile concessione di Mack)
What she said. (Deanna Templeton, Per gentile concessione di Mack)
What she said. (Deanna Templeton, Per gentile concessione di Mack)
What she said. (Deanna Templeton, Per gentile concessione di Mack)

Ragazze ribelli

Per oltre vent’anni, Deanna Templeton ha realizzato ritratti di ragazze adolescenti, cominciando da Huntington Beach, un sobborgo californiano della ricca contea di Orange dove è cresciuta, per poi estendere il progetto al resto degli Stati Uniti, all’Europa, l’Australia e la Russia.

Citando una canzone degli Smiths, What she said (Mack) è prima di tutto un lavoro introspettivo sull’adolescenza dell’autrice, vissuta nel rifiuto, nell’insicurezza e nella lotta per accettare il suo corpo. Negli anni ottanta Templeton vive in un ambiente benestante ma alienato, i genitori la ignorano e appena può fa l’autostop fino a Los Angeles, dove frequenta la scena hardcore e post-punk. Nella musica trova altri ribelli, coetanei che insieme a lei incedono a tentoni attraverso un momento di passaggio intenso e complicato.

Nel volume What she said sono raccolti i biglietti e i volantini dei concerti, le pagine del suo diario, a tratti doloroso ma a volte anche divertente. In copertina mette una sua foto dell’epoca, per definire da subito un’urgenza personale, ma è solo il punto di partenza verso un percorso comune, in cui oggi Templeton rivede se stessa e si sofferma ammirata sulle adolescenti più sfrontate e sicure che avrebbe voluto essere. “Alla fine riesaminando tutto il materiale, quello che posso dire, e che avrei voluto sentirmi dire anni fa è: datevi una tregua, non siate troppo dure con voi stesse”, dichiara la fotografa.

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