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Zaina, 20 anni, a Ramallah, in Cisgiordania. Studia scienze informatiche all’università. Ha cominciato a fare skateboard nel 2019. (Maen Hammad)
Il fotografo Maen Hammad sullo skate a Nablus, in Cisgiordania. Conosciuta come Jabal al Nar (Montagna di fuoco), Nablus si trova tra i monti Gerizim ed Ebal. (Maen Hammad)
Altoparlanti e telecamere per il riconoscimento facciale fuori dalle mura della città vecchia di Gerusalemme. (Maen Hammad)
Moe e la sua ragazza Tala in un parco ad Haifa, in Israele. Moe attraversa illegalmente un checkpoint quasi ogni settimana per incontrare Tala. Si sono conosciuti su Instagram nel 2019 e da allora non si sono più separati, nonostante i posti di blocco israeliani. (Maen Hammad)
Kareem, 17 anni, fa skate fuori da un centro commerciale a Ramallah, in Cisgiordania. (Maen Hammad)
Il campo profughi di Aida, a metà strada tra Betlemme e Gerusalemme. Il campo ospita circa tremila rifugiati palestinesi che vivono in meno di un chilometro quadrato. (Maen Hammad)
Aram a Ramallah, in Cisgiordania. (Maen Hammad)
Nei pressi del muro di separazione tra Israele e Cisgiordania, nella località di Kafr Aqab, vicino a Gerusalemme. (Maen Hammad)
Aram (a sinistra) e Adham a Ramallah, in Cisgiordania. Si conoscono dall’infanzia e hanno cominciato ad andare in skate all’età di 15 anni. Sono stati tra i primi skater palestinesi. Il fotografo li ha conosciuti nel 2015, quando avevano 17 anni. (Maen Hammad)
Zaina, studente universitaria di Ramallah. Ha cominciato ad andare in skate all’ultimo anno delle superiori. (Maen Hammad)
Abdallah, conosciuto come Ace, sulle colline fuori Betlemme. Abdallah viene da Qalqiliya, nel nord della Cisgiordania. Ha cominciato a fare skate al liceo, nello stesso periodo in cui ha capito che avrebbe voluto trasferirsi da un’altra parte.”È così difficile vivere in Palestina e la gente non ci capisce. Dopo il diploma me ne andrò. A qualunque costo”, aveva detto al fotografo. Dopo anni di tentativi, Abdallah è riuscito a ottenere un visto per la Germania. Ora vive e studia cinema a Berlino. (Maen Hammad)

Atterraggi di speranza

Fino al 26 novembre al Museo Novecento di Firenze è possibile visitare la mostra Landing del fotografo e skater palestinese Maen Hammad. Curata dall’artista e designer libanese Roï Saade, ha aperto l’edizione di quest’anno del festival Middle East Now 2023, dedicato al racconto dei fenomeni sociali e culturali dei paesi del Medio Oriente, che si è concluso il 15 ottobre.

Landing racconta la scena e la cultura dello skateboard in Palestina, che il fotografo Maen Hammad ha seguito e documentato per otto anni . “Si tratta di un progetto che sentiamo molto vicino agli obiettivi del festival: creare informazione, conoscenza, dialogo attraverso la fotografia”, hanno detto Lisa Chiari e Roberto Ruta, i curatori di Middle East Now.

La mostra ha inaugurato una settimana dopo che i miliziani del gruppo armato palestinese Hamas hanno attaccato vari luoghi nel sud d’Israele e che l’esercito israeliano ha reagito bombardando la Striscia di Gaza, proclamando un “assedio totale” del territorio. “L’arte deve rimanere libera da ogni posizione e condizionamento politico, soprattutto in momenti difficili e tristi come quello che stiamo vivendo”, hanno aggiunto i curatori.

Il progetto di Hammad racconta come per alcuni palestinesi fare skateboard sia una forma di evasione e ricerca di libertà. Lo stesso artista è uno skater e con il suo lavoro vuole riflettere su come lo sport sia diventato per questi giovani una forma di liberazione dalle architetture di sorveglianza.

“In quanto palestinese credo nella libertà. Il mio popolo rappresenta questo desiderio, anche se per ora sembra solo un sogno”, ha detto Hammad, che ora si trova a Ramallah per seguire quello che sta succedendo. “Come fotografo e documentarista mi affido alla macchina fotografica per condividere questo sogno, questo desiderio di liberazione. E come skater, ancora una volta, credo nella libertà. In Palestina questo semplice gesto è un atto di resistenza, una risposta creativa all’esposizione cronica alla violenza. Uno strumento che restituisce dignità e dimostra che sognare la libertà non è impossibile”.

Negli ultimi due anni Maen Hammad e il designer Roï Saade hanno collaborato alla realizzazione di un libro dedicato al progetto, che uscirà tra qualche mese. All’interno, oltre alle foto di Hammad, ci saranno quelle realizzate dal gruppo di skater a cui sono state date delle macchinette usa e getta per ritrarre la loro vita quotidiana.

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