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La gang dei Guvnors con i loro vestiti della domenica, Finsbury Park, Londra, 1958 (Don McCullin, Courtesy Hamiltons Gallery)
Un marine traumatizzato dai bombardamenti. Battaglia di Huế, 1968 (Don McCullin, Courtesy Hamiltons Gallery)
La mattina presto alla festa religiosa del Kumbh Mela, Allahabad, India, 1989 (Don McCullin, Courtesy Hamiltons Gallery)
Un soldato colpito al volto da un proiettile. Biafra, 1968. (Don McCullin, Courtesy Hamiltons Gallery)
Le acciaierie di West Hartlepool alle prime luci dell’alba, Contea di Durham, Inghilterra, 1963 (Don McCullin, Courtesy Hamiltons Gallery)
Una donna turca piange per la morte del marito. Cipro, 1964. (Don McCullin, Courtesy Hamiltons Gallery)
Una donna turca trova il corpo del marito ucciso insieme al fratello e al padre. Cipro, 1964. (Don McCullin, Courtesy Hamiltons Gallery)
Un irlandese senza dimora a Spitalfields, Londra, Inghilterra, 1970 (Don McCullin, Courtesy Hamiltons Gallery)
Un bacino artificiale vicino a una fortezza di collina risalente all’età del ferro, Somerset, Inghilterra, 1988 (Don McCullin, Courtesy Hamiltons Gallery)
Soldati sudvietnamiti catturano un uomo sospettato di essere un vietcong, delta del Mekong, Vietnam, 1965. (Don McCullin, Courtesy Hamiltons Gallery)
Il viale, Apamea, Siria, 2006-2009 (Don McCullin, Courtesy Hamiltons Gallery)

Tutto McCullin

Dopo settimane passate a guardare le terribili immagini che arrivano dal Medio Oriente – quelle dell’attacco di Hamas contro Israele e poi dei bombardamenti su Gaza – vedere le foto di Don McCullin in mostra a Palazzo Esposizioni di Roma crea una sorta di cortocircuito. I corpi di alcuni uomini turchi riversi sul pavimento di una casa, uccisi negli scontri con i greci nella Cipro degli anni sessanta, risuonano con quelli per le strade di Sderot, in Israele. I morti e i feriti nei conflitti in Vietnam e in Cambogia fanno eco a quelli di Gaza. L’orrore della guerra e la sofferenza umana è sempre quella. È la stessa nel tempo e nello spazio.

Il bianco e nero di McCullin protegge un po’ dal rosso del sangue e permette al visitatore di soffermarsi anche sulle immagini più crude. Il suo modo di fotografare ha aperto la strada ai tanti reporter che, come lui, hanno scelto di avvicinarsi alle persone, per mostrare da vicino cosa vuol dire una guerra, che cosa lascia non solo sui corpi, ma nelle menti di chi la vive.

Il percorso dell’esposizione è affidato alle parole dello stesso McCullin: si passa da un conflitto all’altro senza soluzione di continuità, in un racconto spaesante che rivela l’universalità dell’immagine e della condizione umana. Ma non sono solo conflitti. Anche se il fotografo britannico è conosciuto soprattutto come reporter di guerra, nei suoi oltre 65 anni di carriera ha fotografato a lungo la classe operaia inglese e le persone spinte ai margini della società britannica ed è andato alla ricerca della bellezza e della diversità ai quattro angoli del pianeta, così come nei paesaggi della vicina contea di Somerset.

Riprendendo l’antologica di Londra del 2019 alla Tate Britain, curata da Simon Baker, la mostra a Roma presenta in aggiunta una serie dedicata all’impero romano, con foto di rovine e statue antiche. Questa serie fonde insieme il desiderio di pace e bellezza, che McCullin cerca nel paesaggio, con la sofferenza che quelle rovine nascondono: “Quelle colossali strutture di pietra di epoca romana risalenti a duemila anni fa mi riempivano di meraviglia”, spiega McCullin, “poi mi sono reso conto di come erano state realizzate. Tramite la crudeltà. Tramite la malvagità e la schiavitù. La loro incredibile realizzazione era frutto della brutalità. Mi hanno fatto pensare ai campi in Germania dove le persone lavoravano fino a stramazzare a terra. Nello stesso momento in cui la guardavo, questa meraviglia mi veniva sottratta. Mi sembrava quasi di riuscire a sentire le grida delle persone schiacciate sotto quei pietroni enormi”.

La retrospettiva Don McCullin a Roma è in corso a Palazzo Esposizioni Roma fino al 28 gennaio. È accompagnata dall’uscita del libro Don McCullin: life, death and everything in between, pubblicato da Gost Books.

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