Da Fort Hood a Chattanooga: le stragi nelle basi militari degli Stati Uniti
L’attacco di giovedì a Chattanooga in cui un giovane ha sparato e ucciso quattro marines in un centro di reclutamento, non è stato il primo a prendere di mira una base militare negli Stati Uniti.
Il primo giugno del 2009 Carlos Bledsoe, cittadino americano convertito all’islam, ha ucciso una persona e ne ha ferita un’altra in un attacco a un centro di reclutamento di Little Rock, Arkansas. L’uomo era stato fermato un anno prima in Yemen per possesso di un documento somalo falso. Voleva raggiungere il paese per unirsi ai jihadisti. Nel corso dell’interrogatorio dopo l’attacco negli Stati Uniti ha detto di essere stato mandato da al Qaeda nello Yemen, anche se non ci sono prove di contatti diretti.
Uno dei casi più noti degli ultimi anni è quello dell’attentato all’interno della base militare di Fort Hood, Texas. Il maggiore Nidal Hasan, uno psicologo dell’esercito, era entrato nella base il 5 novembre 2009 uccidendo 13 persone e ferendone 32. Hasan a breve sarebbe stato inviato in Afghanistan e nell’ultimo incontro fatto con un amico aveva detto che non voleva andare a combattere contro i suoi fratelli musulmani.
All’inizio di quest’anno invece i cugini Hasan Edmonds, 22enne cittadino americano, Jonas Edmonds, 29enne cittadino americano, sono stati arrestati per aver cercato di portare a termine un attentato. Il primo sarebbe andato in Siria ad arruolarsi nel gruppo stato islamico, mentre il secondo avrebbe attaccato una base militare. Hasan Edmonds era membro della National Guard dell’Illinois.
Il 16 settembre 2013 Aaron Alexis ha ucciso 12 persone all’interno del Washington Navy Yard. Le indagini poi hanno rivelato che l’uomo aveva problemi mentali e che non aveva agito ispirato dalla jihad.