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Raid aerei e forze speciali della Nato a Kunduz contro l’avanzata dei taliban

Alcuni uomini delle forze di sicurezza afgane durante i combattimenti contro i taliban vicino all’aeroporto di Kunduz nel nordest dell’Afghanistan, il 29 settembre. (Nasir Waqif, Afp)

Nonostante il sostegno militare della Nato, l’esercito afgano non riesce ad avere la meglio contro i taliban a Kunduz, nel nordest del paese. Due giorni dopo l’avvio della loro offensiva, i fondamentalisti islamici si sono avvicinati alla zona strategica dell’aeroporto dove sono in corso da ieri violenti combattimenti. La città capoluogo della provincia omonima, con i suoi 300mila abitanti, è ormai controllata in gran parte dai taliban che circolano per le strade a bordo di auto della polizia e mezzi della Croce rossa.

I bombardamenti statunitensi. La controffensiva delle forze di sicurezza governative è cominciata martedì proprio all’aeroporto, a meno di dieci chilometri dal centro cittadino. L’esercito statunitense, che già bombarda regolarmente le postazioni taliban nell’est del paese, ha condotto almeno due raid nella zona nel tentativo di contenere l’avanzata delle milizie fondamentaliste. Secondo i servizi segreti afgani, nei bombardamenti sarebbero morti Malawi Salam, leader dei taliban per la provincia di Kunduz, il suo vice e altri quattro guerriglieri. L’esercito afgano, comunque, è in attesa di rinforzi aggiuntivi per intensificare il contrattacco.

I corpi speciali della Nato. Le forze del governo non possono più contare sul sostegno delle truppe dell’Alleanza atlantica sul terreno, perché le unità combattenti del contingente Nato-Isaf si sono ritirate in dicembre al termine della missione internazionale. La Nato ha però mandato in appoggio delle forze speciali. Non si conosce il numero degli uomini coinvolti, né il loro ruolo preciso (se si tratta cioè di consiglieri, addestratori o unità da combattimento) però alcune fonti militari occidentali hanno riferito all’Afp che si tratta di truppe scelte statunitensi, britanniche e tedesche. Un portavoce della coalizione sentito dalla Reuters ha lasciato intendere che i corpi speciali sono coinvolte nei combattimenti.

Le vittime e gli scudi umani. Il presidente Ashraf Ghani ha riferito che i taliban stanno usando gli abitanti come “scudi umani”. I bilanci delle vittime sono confusi, ma il ministero della sanità di Kabul ha confermato finora almeno trenta morti e 200 feriti.

L’importanza di Kunduz. È la quinta città del paese ed è uno degli snodi stradali e commerciali più importanti del nord. Kunduz era stata l’ultima roccaforte dei taliban a capitolare dopo l’invasione delle truppe multinazionali, alla fine di novembre del 2001, ed è il primo capoluogo afgano a cadere nelle mani dei fondamentalisti islamici nella loro nuova offensiva, seguita alla morte del leader storico mullah Omar. La sua occupazione è destinata ad alimentare il dibattito sul ritiro delle truppe statunitensi, che dovrebbe essere completato entro la fine del 2016. “Abbiamo fiducia nella capacità delle forze afgane di sconfiggere i taliban a Kunduz”, si è limitato per ora a dichiarare il portavoce del Pentagono, Peter Cook.

La crisi politica interna. Alcuni deputati afgani hanno chiesto oggi le dimissioni del presidente Ghani, solo un anno dopo la nomina, per la gestione “vergognosa” dei combattimenti a Kunduz da parte del suo governo. “È davvero vergognoso il modo in cui hanno gestito la situazione”, ha detto durante la seduta odierna del parlamento Iqbal Safi, un deputato della provincia di Kapisa. Altri parlamentari hanno ribadito le stesse accuse nel corso di una riunione molto caotica che ha rischiato di trasformarsi più volte in rissa. Uno dei portavoce presidenziali, Sayed Zafar Hashemi, ha risposto che i parlamentari hanno tutto il diritto di protestare ma “per il presidente le priorità sono proteggere i cittadini a Kunduz e ripulire la zona dai terroristi”.

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