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Cos’è successo nel primo dibattito tv tra i candidati democratici alla Casa Bianca

I candidati democratici statunitensi Bernie Sanders e Hillary Clinton durante il primo dibattito ufficiale della campagna a Las Vegas, negli Stati Uniti, il 13 ottobre 2015. (Lucy Nicholson, Reuters/Contrasto)

È durato poco più di due ore, il primo dibattito televisivo tra i candidati democratici alla Casa Bianca, andato in onda martedì sera sulla Cnn (in Italia era la notte tra martedì 13 e mercoledì 14 ottobre). Come previsto, si è trattato soprattutto di un confronto a due tra la favorita Hillary Clinton, già segretaria di stato e first lady, e il senatore del Vermont Bernie Sanders, che si definisce socialista e in questi mesi ha conquistato gli elettori di sinistra del partito.

Gli altri tre candidati che si erano conquistati il palco dell’hotel Wynn di Las Vegas – grazie a una media superiore all’1 per cento dei consensi nei sondaggi – erano l’ex governatore del Maryland ed ex sindaco di Baltimora Martin O’Malley, l’ex senatore della Virginia, ex militare ed eroe di guerra Jim Webb, e l’ex senatore indipendente e governatore di Rhode Island Lincoln Chafee.

Poco prima dell’inizio del confronto, il presidente democratico Barack Obama ha inviato un messaggio video ai candidati chiedendo di lavorare insieme e di cercare di non far perdere al partito la Casa Bianca. Tra i principali temi affrontati, ci sono stati l’ambiente e i cambiamenti climatici, le armi, l’economia, ma anche la marijuana e l’Iraq. Sono mancate quasi del tutto le liti e gli attacchi diretti tra i candidati, come era atteso, ma ci sono stati efficaci scambi dialettici, soprattutto tra Clinton e Sanders, che erano incalzati dal moderatore della Cnn, Anderson Cooper, assistito dai colleghi Dana Bash, Juan Carlos López e Don Lemon.

Le email di Hillary. C’è stata addirittura una stretta di mano tra Clinton e Sanders dopo che il senatore del Vermont ha detto di essere stufo di sentire parlare delle “dannate email” della sfidante, facendo riferimento allo scandalo che nei mesi scorsi ha travolto Clinton e con il quale la candidata sta ancora facendo i conti. Dobbiamo tornare a parlare di politica e dell’impoverimento della classe media, alle mail ci pensano i tribunali, ha detto Sanders. L’ex segretaria di stato, dal canto suo, ha ammesso che la sua decisione di non usare l’email del governo per le comunicazioni sensibili è stata un errore, ma ha aggiunto di voler concentrare le proprie energie sulle questioni politiche che sono più importanti per gli elettori.

Le armi. Il tema, molto sensibile alla luce delle preoccupanti statistiche sugli attacchi con armi da fuoco nel paese, si è rivelato il punto debole di Sanders, che viene da uno stato rurale dove le armi sono molto diffuse e nella sua carriera da deputato ha più volte votato per proteggere i diritti dei possessori di armi. Quando il moderatore le ha chiesto se Sanders ha posizioni abbastanza forti sulle armi, Clinton ha risposto: “No, per niente. La legge contro cui votò Sanders non era complicata come dice. Io all’epoca ero senatrice e non ci trovai niente di complicato”. L’ex segretaria di stato ha osservato che il dibattito sulle restrizioni agli armamenti è andato avanti, negli Stati Uniti, troppo a lungo ed “è arrivato il momento che tutto il paese si batta contro la National rifle association”, la lobby statunitense che difende i diritti dei possessori di armi da fuoco.

Coerenza. All’inizio del dibattito, il conduttore aveva provocato Clinton sulla sua reputazione di cambiare posizioni politiche in funzione degli orientamenti dell’opinione pubblica. Di recente, ha fatto molto discutere il voltafaccia dell’ex responsabile della diplomazia statunitense sul Tpp, il trattato di libero scambio tra gli Stati Uniti e altri paesi che affacciano sul Pacifico, ora criticato da Clinton. “Sarebbe pronta a dire qualsiasi cosa per essere eletta?”, le ha chiesto Anderson Cooper. La candidata democratica ha risposto di essere sempre stata fedele agli stessi valori ma che, come capita a molte persone nel corso della vita ha “assorbito nuove informazioni” e “osservato ciò che succede nel mondo”.

Politica estera. Clinton è stata messa alle strette soprattutto sull’Iraq, perché da senatrice nel 2003 votò a favore della guerra contro Saddam Hussein voluta da George W. Bush, e d’altronde questo che lei stessa riconobbe come un errore le era già costato la nomination contro Barack Obama nel 2008. Sugli altri dossier l’ex responsabile della diplomazia statunitense ha però dimostrato una netta superiorità sugli avversari. Come quando ha respinto le critiche di avere nutrito illusioni sulla Russia. “Quando era presidente Medvedev, e io segretaria di stato, abbiamo fatto cose importanti assieme, come gli accordi sul disarmo nucleare”, ha rivendicato.

Clinton ha anche criticato Obama per la mancanza di una politica incisiva sulla Siria. “Occorre stabilire delle no-fly zone e dei corridoi umanitari per i profughi, anche perché così avremmo più potere contrattuale nei confronti di Vladimir Putin”, ha osservato. Sanders ha invece difeso la cautela di Obama in Siria: “Sarebbe pericoloso stabilire una no-fly zone mentre da quei cieli sta bombardando l’aviazione russa. Il presidente ha ragione a non farci coinvolgere. L’intervento militare in Siria sarà un guaio per Putin e lui se ne accorgerà presto”.

L’ambiente. Sanders ha strappato l’applauso dei suoi sostenitori quando il moderatore della Cnn ha chiesto quale sia oggi il massimo pericolo per la sicurezza nazionale. Gli altri hanno indicato le armi nucleari che possono cadere in mano ai terroristi (Clinton), il fondamentalismo islamico o la Cina, mentre lui non ha esitato: “Il cambiamento climatico, che può generare disastri e guerre”. Il senatore del Vermont ha anche difeso Edward Snowden, sostenendo che la National security agency va smantellata insieme con tutto il sistema dello spionaggio sulle email e le telefonate degli americani.

L’economia. Clinton è stata criticata dagli avversari per i suoi legami con l’establishment politico ed economico. Sia Sanders che O’Malley hanno chiesto leggi più severe sui mercati finanziari, fino allo smembramento delle banche più grosse. La senatrice democratica non l’ha escluso, e ha citato un suo progetto di legge che renderebbe più facile mandare in carcere i banchieri. Su questo Sanders ha osservato: “A Wall Street la frode è la regola, è un modello di business. Non è il congresso a regolare Wall Street, è Wall Street che regola il congresso”.

I convitati di pietra. Diversi analisti concordano stamattina sul fatto che l’ottima performance di Clinton potrebbe influenzare l’attuale vicepresidente Joe Biden, sulla sua decisione se candidarsi o meno alla presidenza. Biden, che attrae molti consensi tra l’elettorato democratico nonostante finora si sia detto indeciso, non avrebbe a questo punto nessun interesse a presentarsi contro una candidata così forte, ritiene la maggior parte dei commentatori.

Un altro grande assente di cui si è parlato e scritto molto nelle ultime ore è stato il candidato repubblicano Donald Trump, che attraverso Twitter è riuscito a portare avanti la sua campagna elettorale anche durante l’altrui dibattito. Il magnate newyorchese ha coinvolto migliaia di persone nei suoi commenti sui canditati del partito avversario. “Mi spiace non ci sono STAR sul palco stasera”, ha scritto in uno dei suoi tweet.

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