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Il Cile ammette che Pablo Neruda potrebbe essere stato assassinato

Pablo Neruda a Londra, nel 1965. (Neil Libbert, Lebrecht Music & Arts/Contrasto)

Un documento ufficiale del ministero dell’interno cileno riconosce per la prima volta la possibilità che il poeta Pablo Neruda sia stato assassinato. Il testo sostiene che il premio Nobel per la letteratura del 1971 non è morto “a causa del cancro alla prostata di cui soffriva”, ma che “risulta chiaramente possibile e altamente probabile l’intervento di terzi”.

Neruda è morto alle 22.30 del 23 settembre 1973 nella clinica Santa María di Santiago. Aveva 69 anni. Poche ore dopo, doveva partire per il Messico. Dodici giorni prima, l’11 settembre, l’esercito guidato dal generale Augusto Pinochet aveva preso il potere e il presidente Salvador Allende si era suicidato nel suo ufficio del palazzo della Moneda. Erano già cominciate le persecuzioni contro gli oppositori e la maggior parte degli amici di Neruda erano finiti in prigione. Chi era riuscito a nascondersi, aveva chiesto asilo in altri paesi. Nei giorni del golpe, Neruda non era a Santiago, ma nella sua casa di Isla Negra, sulla costa. Si informava da radio e televisione e aveva programmato un viaggio a Città del Messico per raggiungere amici cileni fuggiti in esilio e denunciare a livello internazionale il regime militare appena installato nel suo paese. Il 19 settembre, però, è tornato nella capitale per essere ricoverato.

Queste circostanze e il momento della morte di uno dei più celebri oppositori alla dittatura militare hanno da sempre alimentato forti perplessità sulla versione ufficiale: il certificato firmato dal medico nel 1973 imputa il decesso alle metastasi del tumore alla prostata. Il caso è stato riaperto nel 2011, quando l’autista del poeta, Manuel Araya, ha detto che Neruda era stato ucciso. Il Partito comunista cileno ha presentato una denuncia e quindi i magistrati hanno cominciato ad indagare. L’8 aprile del 2013 è stato addirittura riesumato il cadavere, affinché una squadra di periti potessero esaminarlo. Allora, non erano state trovate tracce di veleno nel corpo.

Ma nonostante la diffidenza diffusa tra i cileni e varie rivelazioni uscite negli anni, è la prima volta che la versione fornita dal regime di Pinochet è contraddetta ufficialmente da un governo del Cile.

“Di fronte ai persistenti dubbi sulla causa della morte di Neruda – si legge nella nota di oggi del ministero dell’interno di Santiago – il governo, attraverso il suo dipartimento sui diritti umani [che appunto fa capo al ministero dell’interno] ha costituito due commissioni di esperti internazionali e interdisciplinari per produrre perizie che permettano di arrivare ad una conclusione scientifica”.

Il documento che raccoglie i risultati cui sono giunti questi periti è stato inviato il 25 marzo al magistrato che indaga sulla morte del premio Nobel. Protetto dal segreto istruttorio, il rapporto è arrivato al quotidiano spagnolo El País che lo pubblica oggi. Santiago ha subito confermato l’esistenza del documento e la sostanza del suo contenuto in un comunicato stampa: “Quello che oggi pubblica El País effettivamente fa parte di uno scritto che questo organismo ha mandato al giudice per le indagini preliminari Mario Carroza”.

Il giudice Carroza, interpellato dal giornale di Madrid, ha riconosciuto che i documenti dei periti del ministero portano a credere all’omicidio, ma che bisogna aspettare la fine delle indagini: “Noi abbiamo sempre pensato che ci fosse qualcosa di strano. Neruda aveva il cancro, ma non era in agonia e nemmeno in fase terminale. Eppure, quel 23 di settembre la sua malattia peggiorò di colpo e in sei ore è morto”.

Lo studio del ministero rivela che quel giorno al paziente “fu applicata un’iniezione o gli fu somministrato qualcosa per via orale che ha fatto precipitare la sua prognosi in appena sei ore”.

C’è un’altra novità, svelata dal giudice Carroza al quotidiano di Madrid: “Sto aspettando il risultato di un’ultima analisi scientifica. Nel corpo del poeta è stato trovato un batterio, il germe dello stafilococco dorato”. Secondo gli esperti consultati dal País si tratta di una sostanza che non si usa nei trattamenti contro i tumori e che, se alterata e somministrata in dosi massicce, può essere tossica e mortale..

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