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L’ascesa del nuovo partito centrista Most vista della stampa croata

Dopo le elezioni legislative dell’8 novembre, La Croazia cresce (Hrvatska raste), la coalizione di sinistra guidata dal Partito socialdemocratico (Sdp) del premier uscente Zoran Milanović, e la Coalizione patriottica (Domoljubna koalicija) guidata dai conservatori dell’Unione democratica croata (Hdz) sono quasi alla pari, avendo ottenuto rispettivamente 56 e 59 dei 151 seggi del Sebor, il parlamento croato.

La maggior parte dei giornali croati considera però come vero vincitore il Most (che significa ponte), nuovo partito riformatore di centrodestra fondato appena due anni fa dallo psichiatra Božo Petrov, che si è aggiudicato 19 seggi. Le due coalizioni dovranno infatti scendere a patti con Petrov, che è anche sindaco di Metković, una cittadina della Dalmazia, il quale ha già dichiarato di essere pronto ad allearsi con chi sosterrà le profonde riforme chieste dal suo partito.

Most diventa la terza forza politica
Jutarnji list

“La Croazia entra in una fase di incertezza politica”, scrive il quotidiano, secondo il quale sono quattro ora gli scenari possibili: “Una coalizione tra Most e l’Hdz; Most con l’Sdp; un scissione di Most tra Hdz e Sdp, che provocherebbe nuove elezioni, e una grande coalizione tra Hdz e Sdp”.

O Most, o nuove elezioni
Slobodna Dalmacija

Il giovane partito, formato praticamente solo da candidati senza etichetta politica, si impone come ago della bilancia della scena politica croata, osserva Slobodna Dalmacija, secondo cui “insistendo sulle riforme e senza adottare un colore politico particolare, Most ha attirato gli elettori delusi dai partiti tradizionali”. Per il quotidiano di Spalato, “se la Croazia ha votato a sinistra quattro anni fa, il principale risultato del voto di ieri è che i croati hanno scelto le riforme, chieste da Most, e in particolare la riduzione della spesa pubblica”.

Slobodna Dalmacija, il 9 novembre 2015.

Occorre passare da Most per formare il governo
Večernji list

“I vincitori e i vinti devono mettere fine alle divisioni tra i croati e puntare alle riforme”, sottolinea Dražen Klarić. Secondo l’editorialista, “i vincitori devono trovare la forza di mettere in atto ciò che non hanno osato dire durante la campagna elettorale, e cioè che i croati devono lavorare di più e che lo stato deve essere più snello. Ma vincitori e vinti devono anche placare le passioni ideologiche che sono divampate durante i 14 mesi di campagna elettorale e che hanno lasciato profonde cicatrici nel corpo elettorale”.

Večernji list, il 9 novembre 2015.

Most ha le chiavi del nuovo governo
Novi list

“C’è stata una sorpresa”, osserva il giornale. “Una formazione politica lanciata poco prima del voto, una startup con pochi mezzi nata dalla bottega di Božo Petrov e diventata, dopo il successo dei suoi candidati alle elezioni regionali, la vera vincitrice delle legislative croate. […] Ricorrendo al gergo informatico si può dire che Most punta a un ‘reset’ per la Croazia. Ed è proprio ciò di cui il paese ha bisogno: eliminare quanto c’è di inefficace ed inutile e proporre nuovi contenuti per generare una società più umana e un vero paese europeo. […] Se Most dovesse davvero diventare essenziale per la formazione di un nuovo governo si aprirebbe un nuovo capitolo della storia della democrazia in Croazia”.

Tportal
Per Tportal, invece, “l’Hdz non ha vinto come si aspettava, l’Sdp non ha perso come era previsto, mentre Most ha ottenuto più voti di quanti gliene attribuissero i sondaggi, ma anche di quanti se ne aspettavano i suoi simpatizzanti. I due grandi partiti sono condannati quindi a negoziare con Petrov, un politico serio e tosto. Ma anche la sua posizione non è molto comoda: la sua formazione è composta da politici di sensibilità diverse, mentre quelli che hanno votato per Most lo hanno fatto anzitutto per protestare contro il modello di governo dell’Sdp e dell’Hdz”.

In collaborazione con VoxEurop.

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