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In Italia gli imprenditori stranieri sostengono l’economia

Un modellista nella fabbrica Giupel dell’imprenditore Xu Qiu Lin, il primo cittadino cinese a entrare in Confindustria, nel 2003. La sua azienda è specializzata nell’abbigliamento di pelle e ha 28 dipendenti, di cui la metà sono italiani. (Marco Bulgarelli, Luzphoto)

Durante la sua visita in Toscana, papa Francesco è stato a Prato dove ha ha ricordato le sette vittime dell’incendio del 2013 nella zona industriale della città. Cinque uomini e due donne di cittadinanza cinese che vivevano e dormivano nello stesso capannone in cui lavoravano, di proprietà di un italiano, morirono nel rogo e tre persone rimasero ferite.

A Prato, secondo dati aggiornati alla fine del 2014, il 39,89 per cento delle imprese individuali è gestito da immigrati, la percentuale più alta tra tutte le province italiane. Al secondo e al terzo posto ci sono Milano (22,12 per cento) e Firenze (19,23 per cento).

I dati del Rapporto immigrazione e imprenditoria della Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna), presentato oggi dal ministro del lavoro Giuliano Poletti, rivelano che in Italia il numero di imprese gestite da cittadini stranieri non comunitari e registrate alle camere di commercio è in crescita: erano 524.674 alla fine del 2014 e sono cresciute del 5,6 per cento rispetto al 2013, del 15,6 per cento rispetto al 2011. Rappresentano l’8,7 per cento delle imprese nazionali e la maggior parte di esse ha piccole dimensioni.

  • Secondo i dati, ripresi da Eurostat, nell’Unione europea ci sono circa 30,5 milioni di lavoratori autonomi e imprenditori: un settimo di tutti gli occupati. L’Italia è il primo paese per numero di questi lavoratori, pari al 15,8 per cento del totale europeo.
  • I lavoratori autonomi e imprenditori immigrati sono poco meno di due milioni in tutta l’Unione europea: negli ultimi dieci anni sono aumentati in media del 56,3 per cento. In Italia, questo tasso di crescita ha raggiunto il 76,1 per cento.
  • Gli imprenditori marocchini, che rappresentano il 15,2 per cento del totale dei proprietari di imprese non italiani, sono impegnati nel settore del commercio nel 74,1 per cento dei casi. I cinesi, che sono circa la metà degli immigrati responsabili di imprese individuali nel settore manifatturiero, sono occupati nel commercio nel 40,9 per cento dei casi e nella manifattura nel 34,9. Il 66,5 per cento degli imprenditori romeni invece è impegnato nell’edilizia.
  • Le 525mila imprese guidate da immigrati sono responsabili del 6,5 per cento del prodotto interno lordo, cioè per più di 94 miliardi di euro.
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