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Com’è andato il quarto dibattito dei candidati repubblicani statunitensi

Donald Trump, a sinistra, e Ben Carson, a destra, durante il dibattito dei repubblicani, il 10 novembre 2015. (Jim Young, Reuters/Contrasto)

I principali candidati repubblicani si sono confrontati su immigrazione, politica estera ed economia nel quarto dibattito televisivo in vista delle elezioni presidenziali del 2016, che si è tenuto a Milwaukee ed è stato ospitato dalla Fox Business Network e dal Wall Street Journal.

Il tema più dibattuto è stato quello dell’immigrazione: quasi tutti i candidati hanno criticato aspramente il piano di Donald Trump, che prevede di costruire un muro al confine tra Messico e Stati Uniti, ispirato alla barriera di separazione israeliana, e di espellere undici milioni di migranti senza documenti.

Si è parlato anche di salario minimo, nel giorno dello sciopero dei lavoratori dei fast food, che chiedono l’aumento a 15 dollari all’ora. La maggior parte dei candidati (in particolare Rubio, Trump e Carson) hanno dichiarato che si oppongono all’innalzamento, sostenuto invece dal Partito democratico.

I repubblicani hanno espresso posizioni molto diverse sulla politica estera di Washington. Donald Trump e Rand Paul hanno proposto un atteggiamento più moderato, mentre Carly Fiorina e Jeb Bush hanno suggerito una strategia più aggressiva.

La gaffe principale della serata è stata fatta da Donald Trump, che ha criticato duramente il trattato di libero scambio Trans pacific partnership (Tpp). “Il Tpp è un accordo orribile, un patto che non porterà nient’altro che problemi. È un accordo che è stato pensato per far entrare la Cina dalla porta sul retro, come succede sempre, e prendersi un vantaggio su tutti”. La Cina però, come ha fatto notare Rand Paul, non fa parte del Tpp, anche se non è escluso che prima o poi possa essere inclusa.

I commenti della stampa statunitense. Secondo diversi giornali, finora quello di Milwaukee è stato il dibattito più ricco di contenuti. “I candidati repubblicani sono diventati seri martedì sera, mettendo da parte gli attacchi personali a favore di un’animata discussione sui temi economici e altre questioni. In questo modo però hanno messo in evidenza le forti divisioni che esistono dentro al partito”, ha commentato il Washington Post.

Secondo diversi osservatori, la performance di Jeb Bush, che all’inizio era uno dei favoriti ma da mesi è in forte calo nei sondaggi, è stata migliore rispetto alle altre apparizioni. Il New York Times ha scritto: “Bush, le cui croniche difficoltà hanno innervosito i sostenitori e hanno fatto calare i consensi, stavolta è stato un combattente più energico e deciso, chiedendo più tempo ai moderatori, offrendo attimi di umorismo e dando risposte più convincenti. Non è detto che questo basterà a dare una svolta alla sua campagna elettorale: Bush ha un talento innato per le gaffe e la sua candidatura non sembra più in sintonia con l’umore dell’elettorato”.

I più convincenti sono stati ancora una volta Marco Rubio, senatore 44enne della Florida, e il senatore texano Ted Cruz. Politico ha scritto: “Rubio e Cruz, che ormai sembrano i candidati più forti, non hanno perso terreno, sfruttando l’atmosfera soft del dibattito e dimostrando ancora una volta la loro abilità e preparazione”.

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