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La Cina vuole regolarizzare 13 milioni di persone che per la legge non esistono 

Ragazzini studiano su una panchina a Pechino il 14 ottobre 2014. (Kim Kyung-Hoon, Reuters/Contrasto)

La Cina permetterà a milioni di cittadini non registrati all’anagrafe, bambini nati in violazione della politica del figlio unico, di ottenere dei documenti e regolarizzare la loro posizione. Questo gli consentirà di accedere ai servizi di base come istruzione e sanità, che per lungo tempo gli sono stati negati.

Si stima che 13 milioni di cinesi, l’1 per cento della popolazione del paese, non sono stati registrati all’anagrafe. Alcuni di loro sono orfani, ma la maggioranza sono bambini, nati violando la politica del figlio unico, che ha imposto alle coppie di avere un solo figlio, e ha precluso ai secondogeniti di essere riconosciuti, costringendoli a vivere nell’anonimato, senza che gli venissero garantiti i diritti fondamentali. Chi infrangeva la legge del figlio unico, abolita definitivamente il 29 ottobre del 2015, era costretto a pagare una multa salata, che molti non potevano permettersi.

Sono chiamati “bambini in nero”, e non possono andare a scuola o lavorare in maniera regolare, spesso inoltre non riescono a viaggiare perché non hanno documenti.

La politica del figlio unico è stata abolita a ottobre, e il governo ha promesso di “risolvere completamente il problema di registrazione per le persone non regolari” in una riunione condotta dal presidente Xi Jinping, secondo una dichiarazione rilasciata all’agenzia di stato Xinhua.

“È una premessa che permetterà a tutti i cittadini di partecipare alla vita pubblica, beneficiando di diritti e di doveri”, c’è scritto in una nota diffusa dalla presidenza.”Ci occuperemo di tutelare i diritti di ogni cittadino e registrarlo”.

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