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Per le Nazioni Unite la detenzione di Julian Assange è illegale

Julian Assange parla ai giornalisti dall’ambasciata ecuadoriana a Londra, il 19 agosto 2012. (Olivia Harris, Reuters/Contrasto)

Il gruppo di lavoro delle Nazioni Unite che sta esaminando la situazione di Julian Assange ha raggiunto un parere favorevole all’attivista australiano fondatore di Wikileaks, su cui pende un mandato d’arresto europeo per un’accusa di stupro in Svezia e che dal 19 giugno 2012 è rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra per evitare l’estradizione a Stoccolma. Secondo l’arbitrato la sua detenzione è illegale.

Lo ha rivelato la Bbc e l’ha confermato il ministro degli esteri svedese, anticipando di un giorno la comunicazione ufficiale dell’Onu, prevista per il 5 febbraio alle 11 di mattina.

Erano stati Assange e la sua difesa a interpellare il Working group on arbitrary detention, un gruppo di giuristi ed esperti istituito dalla commissione per i diritti umani dell’Onu per vigilare sulle condizioni di incarcerazione nel mondo. Questo arbitrato prepara un rapporto annuale sulla detenzione nei vari paesi, ma può anche intervenire su singoli casi dietro richiesta di una persona o di un governo. In questo caso Assange aveva sollecitato gli esperti dell’Onu per avere un parere autorevole e imparziale sulla propria situazione: secondo lui, Regno Unito e Svezia lo costringono ingiustamente a vivere in condizioni di non libertà. Il parere del gruppo, però, non ha alcun valore giuridico, ma solo di orientamento.

La Bbc ha scritto di aver avuto accesso alla decisione conclusiva del gruppo di lavoro. Le parti in causa ottengono le conclusioni dell’arbitrato 14 giorni prima del richiedente: il governo britannico e quello svedese sono quindi già in possesso del verdetto, mentre Assange no. È allora probabile che sia stata Londra a passarlo alla catena informativa britannica. Wikileaks sul suo account Twitter ha scritto che “il Regno Unito ha usato la Bbc per fare uno scoop”. Dolo la fuga della notizia, il ministro degli esteri svedese l’ha dovuta confermare.

Assange aveva annunciato che lascerà la sede diplomatica se perderà l’arbitrato. Wikileaks ha twittato il suo comunicato: “Se l’Onu annuncerà domani che ho perso la mia causa contro il Regno Unito e la Svezia, uscirò dall’ambasciata venerdì a mezzogiorno per essere arrestato dalla polizia britannica. Al contrario, se verrà riconosciuto che gli stati coinvolti hanno agito illegalmente, mi aspetto la restituzione immediata del mio passaporto e la fine di tutti i nuovi tentativi di arresto”.

Il portavoce del governo britannico ha però precisato che contro l’attivista “sono ancora in piedi un’accusa per violenza sessuale e il mandato d’arresto europeo, quindi il Regno Unito continua ad avere l’obbligo legale di estradare Assange verso la Svezia”.

Condannato in Svezia

L’australiano di 44 anni è accusato in Svezia di violenza sessuale. Il reato sarebbe stato commesso nell’agosto del 2010. Nel giugno del 2012 l’Ecuador gli ha concesso asilo politico, permettendogli di sfuggire al mandato d’arresto internazionale emesso nei suoi confronti da Stoccolma. Ad agosto 2015 sono caduti in prescrizione gli altri due reati per cui era ricercato, molestie sessuali e coercizione.

Assange si è sempre dichiarato innocente rispetto alle accuse dei magistrati svedesi, ma non vuole essere giudicato in Svezia perché da lì teme di poter essere estradato negli Stati Uniti, dove rischierebbe di essere processato per la diffusione di migliaia di documenti riservati del dipartimento di stato attraverso il suo sito Wikileaks. Comunque Washington non ha mai chiesto l’estradizione.

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