×

Fornisci il consenso ai cookie

Internazionale usa i cookie per mostrare alcuni contenuti esterni e proporti pubblicità in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di più o negare il consenso, consulta questa pagina.

Un libro per novembre

Moretti/Viant, Getty Images

Dallo stile magistrale e travolgente usato da Joan Didion nel suo reportage politico su Miami a quello indebolito e impreciso di Mario Vargas Llosa in Crocevia. Dai migliori saggi di D’Ambrosio ai racconti di Lauren Groff. I libri da leggere questo mese, e quelli da evitare, recensiti dalla stampa straniera.

Joan Didion, Miami, Il saggiatore
Quella di Joan Didion è un’indagine potente e seducente del vortice politico che c’è a Miami. Nella comunità degli esuli contro la Cuba di Castro e il Nicaragua di Ortega, e nelle rivalità tra loro, l’autrice vede qualcosa che va molto al di là dell’ideologia. In ogni libro di Didion, lo stile conta quanto gli argomenti trattati. In Miami è magistrale, travolgente. È come quei rari safari dove fin dall’inizio sai che sei in buone mani. Ogni dettaglio è sistemato in maniera intelligente e spesso brillante.
Richard Eder, Los Angeles Times

Charles D’Ambrosio, Perdersi, minimum fax
Charles D’Ambrosio ha scritto due belle raccolte di racconti, ma è con i suoi saggi che si è guadagnato la reputazione di autore di culto. Ora che finalmente sono stati pubblicati tutti insieme, vediamo chiaramente che si tratta di uno dei saggisti più acuti e più colti in circolazione. D’Ambrosio, raccogliendo l’eredità del new journalism di Didion e Thompson, s’insinua nella storia sfruttando il proprio aspetto ordinario. Insicuro e solitario, guarda i dogmi con diffidenza, se non con aperta ostilità. C’è, in questa serie di saggi, uno humour intermittente; il senso di solitudine e di desolata tristezza, invece, è costante.
Phillip Lopate, The New York Times

Sylvain Tesson, Beresina. In sidecar con Napoleone, Sellerio
Sylvain Tesson non è certo uno di quegli scrittori il cui orizzonte di esplorazione è racchiuso nei confini della rive gauche parigina. Vent’anni dopo il suo primo giro del mondo in bicicletta, continua a battere palmo a palmo il pianeta, per raccontarlo. Un avventuriero, amato dalla critica e adorato dai lettori. Il suo nuovo libro, Beresina, è la storia di una cavalcata da Mosca a Parigi a bordo di un sidecar. Tesson, con in testa un bicorno, ha seguito il percorso della ritirata di Russia del 1812. È una storia di passione, di velocità, di coraggio e di letteratura.
Julien Blanc-Gras, Le Monde

Mario Vargas Llosa, Crocevia, Einaudi
La storia di Crocevia si apre con una scena lesbica inaspettata tra due amiche dell’alta società di Lima, negli anni di Fujimori; poi si trasforma in un romanzo di ricatti a sfondo politico, animato da uno spirito di denuncia. La coerenza con la produzione precedente dell’autore è impeccabile, ma si vedono i segni del declino. Il risultato è uno stile indebolito, impreciso. Nemmeno l’acutezza delle idee è particolarmente brillante, men che mai quando sfiora il tono didattico a proposito del buono o cattivo giornalismo, le miserie del potere o l’uso della violenza. Se malgrado questo la lettura continua a interessare, è grazie all’energia narrativa dell’autore, più fertile nel sottotesto ironico e parodistico che nella facciata solenne.
Nadal Suau, El Mundo

Max Porter, Il dolore è una cosa con le piume, Guanda
Questo libro commovente sulle fonti di consolazione di chi è colpito dal lutto (amore e arte) si presenta come una manciata di testi, dialoghi e poesie, che si librano in volo e si impadroniscono della pagina, la cosa più fragile che ci sia. Eppure, man mano che si legge, si comprende che si tratta di un libro più che robusto. Per cominciare, c’è il titolo, ripreso da una poesia di Emily Dickinson, che apre un gioco di citazioni sfumate e intellettualmente stimolanti. Poi c’è la storia, quella di uno scrittore, padre di due figli, che cerca di reagire alla morte della moglie mentre scrive un libro su Ted Hughes. È straordinario il modo in cui tutti gli elementi che compongono un romanzo vengano qui a radunarsi poco a poco.
Kirsty Gunn, The Guardian

Lauren Groff, Delicati uccelli commestibili, Codice edizioni
In nove storie, l’autrice si muove con naturalezza tra luoghi diversi: da Templeton all’Argentina, dalla New York all’indomani della prima guerra mondiale agli Stati Uniti di oggi. In mano a un altro autore, questa dovizia di ambientazioni potrebbe risultare incoerente. Ma vale anche l’opposto: l’intelligenza dello sguardo di Groff è talmente forte che la discrepanza delle atmosfere fa risaltare la sicurezza con la quale l’autrice elabora i suoi materiali. Le storie migliori sono quelle che esplorano i vari modi in cui le persone tradiscono la fiducia reciproca. Talvolta la prosa splendente di Groff vira al sentimentalismo. Ma ha un tale incanto e, nei momenti migliori, tanta forza, da procedere con una maestosità quasi gotica.
James Bradley, Financial Times

pubblicità