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La sfida di Draghi e le divisioni dei partiti, viste dalla stampa straniera

Mario Draghi lascia il Quirinale dopo avere incontrato il presidente Sergio Mattarella, Roma, 3 febbraio 2021. (Yara Nardi, Reuters/Contrasto)

Nel pomeriggio del 4 febbraio il presidente del consiglio incaricato Mario Draghi comincia le consultazioni a Montecitorio con le delegazioni dei partiti. L’obiettivo degli incontri è cercare una maggioranza che sostenga un suo governo. Com’è naturale, i primi passi dell’ex governatore della Banca centrale europea sono osservati anche dai giornali stranieri.

“Draghi non è un novellino della politica. In passato ha lavorato per il governo italiano, è stato direttore generale del ministero del tesoro e conosce bene sia l’apparato italiano sia quello europeo”, si legge sul New York Times. Il corrispondente da Roma Jason Horowitz scrive che le strade ora sono due: “Se Draghi riuscirà a trovare una maggioranza parlamentare larga, potrà governare fino alle elezioni del 2023. Se fallirà, Mattarella potrebbe comunque nominarlo a capo di un governo di transizione con un mandato limitato – probabilmente con lo scopo di portare avanti la campagna di vaccinazione e di gestire i duecento miliardi di euro del piano di rilancio – fino alle elezioni anticipate”.

El País spiega quali sono le differenze con il passato: “I governi tecnici partono spesso da una posizione favorevole, ma poi i partiti tornano sui propri interessi e le cose finiscono male. Draghi ha un vantaggio rispetto all’ultimo esecutivo tecnico: Mario Monti aveva dovuto varare provvedimenti duri, mentre Draghi ha soldi europei da spendere. In cambio dovrà realizzare delle riforme che l’Italia aspetta da decenni. È la sfida di Draghi. Se avrà successo, nessuno potrà negargli la possibilità di essere il prossimo presidente della repubblica”.

E mentre “l’avvocato del popolo”, come Giuseppe Conte stesso si era definito, “è rimasto senza clienti”, fa notare Daniel Verdú sul quotidiano spagnolo, anche le altre forze politiche fanno i conti con la prospettiva di un governo Draghi. “La sinistra, rassicurata dal suo profilo keynesiano, ha già fatto sapere che lo sosterrebbe”, spiega il giornale francese Le Monde. “La destra moderata, attraverso le parole della leader di Forza Italia alla camera Mara Carfagna, si è detta disponibile. Ma ottenere la maggioranza in parlamento non è così facile. Draghi dovrà convincere anche una parte della destra sovranista (la Lega di Matteo Salvini e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni) e una parte del Movimento 5 stelle (una forza che si definisce antisistema)”.

Secondo il britannico Financial Times, la scelta più difficile è quella della Lega e dei cinquestelle: “Alcuni leader del Movimento 5 stelle hanno già detto che il loro gruppo, il più grande nel parlamento italiano, non sosterrà Draghi. Ma nel partito cominciano già a manifestarsi profonde spaccature, con alcuni parlamentari che minacciano di dimettersi per sostenere il tentativo di formare un nuovo governo”. Mentre Salvini “si è detto aperto a sostenere un governo di unità nazionale, anche se preferisce elezioni anticipate. Molti nel suo partito – sostenuto anche da tanti imprenditori del nord – vedono Draghi di buon occhio”.

Il quotidiano finanziario di Londra ricorda che “nell’ultimo anno la popolarità del leader della Lega registrata nei sondaggi è diminuita, indebolendo la sua forza all’interno del partito”. Tuttavia, se decidesse di sostenere il nuovo governo, “lascerebbe parecchio spazio alla sua rivale nella destra italiana”. Giorgia Meloni potrebbe infatti mantenere una posizione di dura critica e sottrarre consensi alla Lega. La partita è aperta e non riguarda solo il futuro del governo.

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