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In viaggio con papà

Perché ogni volta che facciamo un viaggio con i nostri tre figli piccoli mi dico “questa è l’ultima volta” ma poi ci ricaschiamo puntualmente?–Matteo

La natura funziona in modo impeccabile, dicono. Eppure ogni tanto s’inventa delle cose strane, come per esempio il dolore durante il travaglio. Perché le donne devono soffrire tanto per svolgere un’attività che la natura ha tutto l’interesse a incentivare?

La Bibbia ci dà la sua versione dei fatti, ma come al solito il testo sembra più concentrato a giustificare il maschilismo arcaico che a dare spiegazioni. La scienza invece suggerisce che è tutta colpa del nostro testone da esseri umani, cresciuto a dismisura. In ogni caso, anche se io non ho mai partorito, mi dicono che i dolori del parto si dimenticano subito, e questo forse è il goffo tentativo della natura di correggere il tiro ed evitare l’estinzione della specie. Mi chiedo quindi se non sia opera sua anche nel tuo caso.

I pianti da stanchezza, i bagagli pesanti, le corse a un bagno pubblico, i musei a cui avete rinunciato, il fast food in cui siete stati obbligati a mangiare: la tua mente rimuove gradualmente il ricordo dei lati frustranti del viaggio perché sarebbe un vero peccato lasciare estinguere il tuo desiderio di avventura.

Mentre a cena parli con i tuoi bambini di quella volta al Grand Canyon o sulla torre Eiffel, ti ricordi solo di quanto fosse emozionante la vista da lassù. E così vi torna la voglia di viaggiare. E magari anche di fare un altro figlio.

Questo articolo è stato pubblicato il 30 gennaio 2015 a pagina 10 di Internazionale, con il titolo “In viaggio con papà”. Compra questo numero | Abbonati

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