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La famiglia dei sogni

Perché io e mia moglie, che non abbiamo figli, siamo esclusi da tutti i discorsi sulla famiglia?-Lino

Voglio farti una confessione erotica non richiesta: da quando sono padre, la mia fantasia sessuale ricorrente sono le city car a due posti. E se ti sembra bizzarro che trovi eccitante una piccola automobile, forse dovrei ricordarti quant’è poco sexy una monovolume a sette posti che puzza di biscotto avariato. Non mi fraintendere, sono felicissimo di avere tre bambini e non riesco a immaginare una vita senza di loro. Anzi, prima avevo anche difficoltà a immaginare che qualcuno non ne volesse.

Invece oggi che sono papà, ho un ritrovato rispetto per chi decide serenamente di non avere figli, di chi ha il coraggio di dire “fare il genitore non fa per me”. Provo grande ammirazione per le coppie che trovano solo in se stesse la linfa vitale per mandare avanti il loro rapporto, perché dimostrano di avere un’intesa che noi coppie con figli non possiamo capire. Proprio così: alla frase “chi non ha figli non può capire”, io rispondo che invece a volte “chi ha figli non può capire”.

La definizione di famiglia cambia di epoca in epoca, di paese in paese, ed è difficile trovare elementi caratterizzanti validi per tutti. Per quanto mi riguarda, penso che tu e tua moglie lo siate perché formate un nucleo con una progettualità comune. Due coinquilini sono due nuclei che abitano insieme, ma tu e lei, con la condivisione dei vostri sogni, sentimenti, dolori, siete più che due individui, siete proprio una famiglia.

Questa rubrica è stata pubblicata il 18 marzo 2016 a pagina 14 di Internazionale, con il titolo “Sogni a occhi aperti”. Compra questo numero| Abbonati

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