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Una questione privata

Come comportarsi con dei ragazzini che prendono in giro mio figlio di sei anni che non crede in dio?–Katia

“I bambini che crescono in famiglie molto religiose tendono a essere meno altruisti di quelli che provengono da famiglie non religiose o atee”. Questa è la conclusione di una ricerca condotta su un campione di 1.170 bambini tra i 5 e i 12 anni provenienti da sei paesi (Canada, Cina, Giordania, Turchia, Stati Uniti e Sudafrica) e pubblicata su Current Biology lo scorso anno.

Tra le prove a cui sono stati sottoposti i bambini c’erano quella sulla propensione a condividere adesivi con compagni di scuola di etnie diverse o quella sulla scelta del tipo di punizione da infliggere a dei coetanei che si erano comportati male. “Benché i genitori religiosi fossero molto più propensi degli altri a descrivere i loro figli come empatici e attenti alla giustizia”, commenta la rivista Le Scienze, “i risultati dei test sui bambini hanno indicato l’opposto”.

Da genitore ateo, sto crescendo i miei figli nell’idea che la scelta di essere religiosi o meno si fa da adulti, e loro sanno che quando il bambino di turno comincia a interrogare tutti i compagni di classe per sapere chi crede in dio e chi no (e quindi chi andrà in paradiso e chi no), loro devono rispondere: “In casa nostra non parliamo della fede degli altri, perché è una questione privata”. Mia figlia mi ha preso talmente in parola che durante una drammatica discussione su Babbo Natale ha zittito tutti dicendo: “Ognuno è libero di crederci o no. La religione è una questione privata”.

Questa rubrica è stata pubblicata il 23 settembre 2016 a pagina 16 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati

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