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I dieci migliori videogiochi del 2015

Assassin’s creed. Syndicate.

Il mercato dei videogiochi, che è sano e in crescita nonostante questi anni di crisi economica, vive sempre un equilibrio felicemente instabile tra innovazione e abitudine. Tralasciando i giochi che piacciono sempre da pazzi, come il Call of duty e il Fifa di turno, ecco alcuni titoli divertenti che hanno cambiato un po’ le cose nel 2015.

Assassin’s creed. Syndicate
L’anno scorso la Ubisoft ha provato ad aggiungere alla sua saga degli assassini una parte online, ma non ci sono riusciti: il capitolo ambientato a Parigi durante la Rivoluzione francese, seppur pieno di contenuti affascinanti, è stato sommerso dalle critiche per i suoi difetti all’uscita, e non è mai riuscito a risollevarsi. Per questo Syndicate è stato accolto con diffidenza dal pubblico, ma è senza dubbio il miglior Assassin’s creed da anni a questa parte. La Londra della rivoluzione industriale è splendida, i gemelli Evie e Jacob Frye sono personaggi molto ben delineati, e chi si muove intorno a loro, compresi Karl Marx e Alexander Graham Bell, contribuisce a dare vita a un ambiente credibile e dettagliato. Il movimento per i tetti della città con l’uso di un rampino rende gli spostamenti più agili, e sia la storia sia le missioni laterali danno grande soddisfazione. È appena uscito un contenuto aggiuntivo: Jack lo squartatore.


Life is strange
Era evidente da quando presentarono il loro primo titolo Remember me che questi di Dontnod Entertainment, con sede alla Villette a Parigi, avevano coraggio e capacità superiori alla media. Il loro secondo gioco, Life is strange, è forse il più sostanzioso dei titoli innovativi dell’anno. Spesso gli indipendenti si buttano sul cambiamento, ma lo fanno con giochi comprensibilmente piccoli. Life is strange al contrario è un gioco vero, di ampio respiro, costruito e distribuito in un modo del tutto inedito. È una storia che parla di una ragazza con il potere di riavvolgere il tempo, che frequenta un college nell’Oregon e si trova al centro di dinamiche personali complesse, con riflessi che hanno a che fare con lo spazio-tempo. È stato pubblicato come un feuilleton ottocentesco, a puntate (una ogni mese e mezzo), e con una trama che cambia a seconda delle scelte che si fanno. In questo modo si è creata tra gli utenti una specie di suspense differenziata, dove ciascuno aspettava l’uscita dei capitoli successivi per motivi diversi. Anche giocato ora che i capitoli sono usciti tutti, Life is strange è un’esperienza stupefacente.

Metal Gear Solid 5. The phantom pain
È di metà dicembre la notizia che Hideo Kojima ha rifondato la Kojima productions come studio indipendente, e ha stretto un accordo di edizione in esclusiva con la PlayStation. L’ultimo capitolo della sua storia dentro la Konami, cominciata a metà anni ottanta e finita qualche settimana fa, chiude una delle saghe di maggior successo della storia dei videogiochi. Metal Gear Solid 5. The phantom pain è un gioco gigantesco per mole, profondissimo per scrittura e straordinariamente divertente. Ambientato tra Afghanistan e Sudafrica, ha una natura a mondo aperto, ma con densità molto ben calibrata: non capita di dover galoppare per secoli alla ricerca di anima viva, e allo stesso tempo le basi e le strutture da espugnare sono costruite in maniera magistrale. Infiltrarsi di soppiatto nelle basi nemiche non è mai stato così esaltante.

The witcher 3. Wild hunt
Per quanto sia un genere che ha almeno l’età del Signore degli anelli, è negli ultimi trent’anni che il fantasy ha cambiato faccia, diventando un pezzo fondamentale della cultura nerd. Da Dungeons&dragons in poi, la società degli impallinati della tecnologia ha coltivato il mondo del medioevo fantastico in tutte le sue forme, da Terry Brooks a Baldur’s gate, come parte del proprio patrimonio culturale (insieme a Douglas Adams, Larry Niven e altro). The witcher 3 è la realizzazione del sogno di alcuni visionari polacchi che hanno deciso di trasformare in videogioco l’universo fantasy del loro connazionale Andrzej Sapkowski. Marcin Iwiński, fondatore e capo dello studio Cd Projekt di Varsavia, rappresenta in qualche modo i nerd di tutto il mondo, e ce l’ha fatta. Il gioco è all’altezza delle migliori produzioni statunitensi, racconta un altro pezzo della storia dello strigo Geralt Di Rivia e offre un ambiente di gioco a mondo aperto di dimensioni impressionanti. Per chi ama perdersi in questo genere di universi, è assolutamente imprescindibile.


Splatoon
Wii U non è la console con il maggior numero di titoli sul mercato, ma chi la sceglie lo fa perché è della Nintendo, e quindi è tutto un altro mondo. La versione per la Nintendo dello sparatutto online è questa gara di vernice a chi colora di più. Detto così, sembra un giochino per bambini, ma sia nella costruzione della dinamica sia nei particolari dei giochi della Nintendo c’è sempre una cura spaventosa. Così il gioco, che non ha come protagonisti Mario e compagnia, riesce a cambiare il paradigma classico dei giochi di sparo, metterci molta più rapidità di scelta, meno appostamenti, e un lavoro di squadra da fare senza chat, capendosi al volo tra compagni, ognuno con il proprio stile e le proprie armi.

Her story
La polizia ha l’archivio pieno di sedute di interrogatorio di questa donna, interpretata dalla ginnasta inglese Viva Seifert, sospettata dell’omicidio di suo marito. Il caso è vecchio e l’archivio non è indicizzato. Così è solo riconoscendo delle parole chiave, e interrogando correttamente il database, che si riesce ad avere accesso a tutte le sue dichiarazioni, ricostruire quello che è successo e risolvere il caso. Her story è la fiction interattiva di maggior successo da anni a questa parte. È soprattutto bello giocarci in più persone e scambiarsi impressioni e indizi. Tutto lascia pensare che l’autore Sam Barlow farà presto qualcos’altro di simile.

Monument valley. Forgotten shores
Qualche tempo fa il Japan Studio della PlayStation si inventò Echochrome, che trasformava i paradossi delle prospettive di Escher nella chiave di un gioco forse un po’ troppo astratto e punitivo per avere un enorme successo, ma sicuramente capace di suggestionare molto il pubblico e il mercato. Il frutto di quella suggestione è un gioco per tablet (meglio) e smartphone che si chiama Monument valley. L’espansione Forgotten shores è quella del 2015. Ogni livello è anche solo visivamente stupendo, al punto che veder giocare è quasi bello come farlo in prima persona. Se si vuole uscire dalla schiavitù dei giochini tossici tipo Candy crush saga, questa è una buona comunità di recupero.

Bloodborne
Di Miyazaki ce ne sono due: uno è il padre di Totoro, di Nausicaä, Laputa, la principessa Mononoke e altri personaggi pieni di speranza; l’altro Miyazaki, quello cattivo, si chiama Hidetaka, ed è l’autore di una serie di giochi difficili e disperati, molto difficili e molto disperati. Bloodborne è ambientato in un paese fortificato abitato da creature tormentate, morte, infelici, tanto che avanzare per queste strade e trovare il modo per affrontare i loro mostri giganteschi e terribili sembra in sé inutile e assurdo. Sarebbe meglio, sarebbe più sensato, lasciare questi esseri nel marcio della loro esistenza, senza disturbarli in nessun modo. Però il viaggio all’interno di Bloodborne è talmente difficile che dopo un po’ di decine di morti si conquista il diritto a tormentare queste anime in pena. Gioco consigliatissimo, ma solo per i più determinati.


Destiny: il re dei corrotti
Il mondo gigantesco di Destiny è erede dell’esperienza che Bungie ha maturato con Halo, ma va ben oltre. Non solo è un universo intero sempre online che in quindici mesi di vita non è stato praticamente mai offline, ma quello di Destiny è un nuovo modo di intendere i grandi giochi online. L’espansione del secondo anno, Il re dei corrotti, ha sistemato alcuni problemi che il gioco aveva maturato, ha aggiunto ambientazioni e livelli molto ben disegnati, oltre a rimescolare un po’ le carte e smuovere le capacità dei guardiani. Destiny è il più pop dei giochi di sparo collettivi, ma per certe cose è fatto talmente bene che quando poi passi ad altro ti sembra di andare indietro di dieci anni.

Rocket league
I giochi di calcio sono notoriamente una miniera d’oro per la Ea, che produce Fifa, e per la Konami, che produce Pes; piacciono al pubblico, che li compra da sempre e probabilmente non ha nessuna intenzione di smettere. Eppure per mille ragioni non è molto interessante parlarne, e una platea così enorme diventa per forza di cose molto conservatrice. Il risultato è che il resto si evolve molto, mentre i giochi di calcio restano più o meno uguali a loro stessi. Poi arriva un giochino imbecille di calcio, opera dei californiani di Psyonix, fatto con le macchinine al posto dei giocatori, e tutti vanno fuori di matto. Le prime cinque partite sono solo un casino nevrotico incomprensibile. Poi cominci a segnare di rimbalzo, di fanale, di portiera, e non ne esci più. Un gioco per i fan del calcio, per gli amanti di Bburago e Micromachines, per quelli che apprezzano le feste incasinate dove si ricorda poco ma si ride molto.

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