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I migliori videogiochi del 2016

Tricky towers

Overwatch
Il gioco dell’anno (miglior gioco, miglior gioco multiplayer e miglior studio di sviluppo agli ultimi Game Awards) è il nuovo titolo di Blizzard, l’azienda che produce e pubblica colossi come World of warcraft, Starcraft o Diablo. Overwatch è una nuova piattaforma di e-sport, un ambiente nel quale far fiorire gare, tornei e campionati. I protagonisti di Overwatch sono bei personaggi da fumetti pop, molto ben caratterizzati, animati con classe e progettati per avere il massimo dell’equilibrio di gioco possibile. Al di là delle caratteristiche più tecniche che interessano agli agonisti, il gioco è costruito con una cura e fluidità capaci di renderlo più appetibile per il grande pubblico sia rispetto ai moba (massive online battle arena) come Dota e League of legends, sia rispetto ai classici del combattimento sportivo in prima persona come Call of duty.


Qualche giorno fa Blizzard, con un fumetto ambientato a Natale, ha svelato che Tracer, una delle eroine di Overwatch, è omosessuale. Anche questa scelta, tra le altre, ci ricorda perché Blizzard non è un editore qualunque e i suoi giochi hanno uno spessore che li fa vivere per anni.

Inside
Inside è una delle espressioni più alte dell’arte dei videogiochi, sia negli ultimi anni che in assoluto. È un piccolo gioco danese che viene dopo un titolo promettente come Limbo, e fa di Playdead uno degli studi indipendenti più capaci del panorama mondiale. Inside è bello, emozionante e inconfondibile in ogni suo aspetto, ma effettivamente l’ideazione dell’immaginario in cui si muove il protagonista è uno degli aspetti più stupefacenti del gioco. Ne abbiamo parlato qualche mese fa.

Pokémon GO
Non c’era mai stata una stagione così monopolizzata da un gioco come la scorsa estate, quando tutti sono impazziti per questo titolo di Niantic, The Pokémon Company e Nintendo. Oggi la febbre collettiva di cattura spasmodica dei Pokémon si è placata, ma il titolo rimane unico per portata e trasversalità. Per chi fosse ancora sotto, in questi giorni c’è da catturare Pikachu con il cappello di Babbo Natale.

Mario Run
Nintendo aveva annunciato che avrebbe rinunciato alla propria politica tradizionale, per cui i personaggi e i titoli Nintendo vivevano solo su macchine e in contesti Nintendo. Dopo anni di giochi per smartphone che costano al massimo due euro ma ne valgono uno a dir tanto, arriva Mario e manda a casa tutti. Per prima cosa ha un costo compatibile con il gioco puro e semplice, senza premi, microtransazioni e pubblicità: tre livelli gratis, poi 10€ e giochi quanto vuoi. Secondariamente Shigeru Miyamoto è riuscito a partorire una nuova incarnazione di Mario concepita per questa piattaforma, che si comanda solo premendo lo schermo per farlo saltare, ma che rimane facile e avvincente: ha esportato su telefono il suo vero marchio di fabbrica, cioè il gusto universale dell’immediatezza, unito alle potenzialità infinite della sfida. Nei primi quattro giorni Mario Run è stato scaricato da quaranta milioni di persone.

Uncharted 4. Fine di un ladro
Il colossal degli studi Naughty Dog è arrivato con questo capitolo a una capacità di coinvolgimento che non ha niente di diverso da quella di un bel film d’azione, restando però qualcosa di diverso. Nathan Drake è il vero erede di Indiana Jones, e il personaggio è scritto e recitato con la profondità dei grandi eroi d’avventura. Anche di questo se n’era già parlato.

Dishonored 2
Quando uscì Dishonored nel 2012 fu una sorpresa molto positiva. Il gioco aveva la struttura di un’avventura di azione da percorrere muovendosi di soppiatto e leggendo i diversi ambienti come il più invisibile dei ladri. In realtà si poteva giocare con diversi stili più o meno aggressivi, ottenendo risultati di gioco vari e ugualmente soddisfacenti. Il secondo capitolo, una delle ultime uscite dell’anno, porta a un’altro livello la profondità della serie, inventandosi un’ambientazione steampunk che ricorda le grandezze immaginifiche di Bioshock. I due protagonisti permettono di giocare Dishonored 2 non solo con diversi stili, ma due volte dall’inizio alla fine nei panni di Emily o di Corvo Attano.


The last guardian
Fumito Ueda è un artista che anni fa cominciò a dipanare un suo mondo fatto di civiltà scomparse e personaggi sensibili legati tra loro, spesso governati da leggi che li sovrastano. Così era Ico, dove un ragazzino con delle misteriose corna in testa accompagnava per mano una bambina indifesa tra rovine e pericoli. E così era Shadow of the colossus, dove dei giganti da mito greco andavano scalati per essere sconfitti con fatica e compassione. The last guardian chiude questa trilogia dell’empatia e ne è la coronazione assoluta. Anche se imperfetto perché frutto di una produzione lunga e travagliata, è un gioco nel quale perdersi, che riempie gli occhi e il cuore. Vede protagonista un ragazzino e il suo amico gigante, il Trico, chimera mitologica che sta tra il gatto e il volatile. Mentre il gioco si svolge tra rovine maestose ed enigmi, il vero fulcro dell’esperienza che si vive è la relazione che si instaura con l’animale, la tenerezza e il timore che suscita, il senso profondo di affetto che ne scaturisce.


Tricky towers
Esiste un modo per far risuscitare il Tetris? Sembrava di no, finché Weirdbeard Games, questo piccolo studio olandese fatto di sei programmatori non è riuscito nell’impresa. Tricky towers è un Tetris capovolto, che costruisce torri invece di far sparire piani. Non ci sono pareti a destra e a sinistra, abbondano le modalità di gioco divertenti, e parecchi diversivi rendono la difficoltà potenzialmente infinita. Soprattutto c’è una facilità nel mettere in piedi delle sfide sia in salotto che online veramente lodevole.

Overcooked
In cucina ognuno deve sapere cosa fare, come abbiamo imparato ormai tutti dai programmi di cuochi autoritari in tv. Ghost Town Games è uno studio minuscolo con sede a Cambridge: Phil Duncan progetta e Oli De-Vine programma. Fine. Overcooked è un gioco collaborativo da 1 a 4 giocatori in cui bisogna cucinare varie ricette in vari livelli, dividendosi i compiti e seguendo le ordinazioni. Nel giro di pochi minuti si litiga, ci si scanna, ci si riorganizza, si trovano strategie e ottimizzazioni, finché non si riesce a far funzionare una cucina come chef comanda. Sono già uscite due espansioni, e il gioco ha il miglior rapporto prezzo-ore di gioco al mondo.

Titanfall 2
Il primo capitolo di questo gioco di sparo in prima persona che coinvolge il mech, il bestione meccanico che ospita un pilota umano dentro di sé, era ipercinetica ma aveva il fiato corto. Nessuno si sarebbe aspettato molto da questo secondo capitolo, e l’uscita in contemporanea con altri titoloni di sparo gli ha fatto decisamente ombra. Ma Titanfall 2 è un bel gioco, il migliore di quest’anno del genere, godibile sia nella trama che nelle meccaniche di combattimento, convincente in solitaria e multiplayer.


The witness
Jonathan Blow è un autore di videogiochi che trasforma le proprie ossessioni in schema, struttura e meccanismo. Lo aveva fatto già in passato con Braid, ma The witness sembra la sua emanazione perfetta. Ambientato su una grande isola piena di strutture abbandonate, un po’ come la vecchia e meravigliosa saga di Myst, il gioco è fatto di enigmi logici, atmosfere e automatismi. Ancora di più, è un’elaborazione lunga, ricca e profonda sul tema della prospettiva e del punto di vista: quasi più un percorso filosofico che un gioco.


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