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Back to rock

1 Greta Van Fleet_, You’re the one_
Come dei Led Zeppelin usciti dalla dimensione parallela di Stranger things, fratelli del Michigan di antenati polacchi, cresciuti con il classic rock e un che di carismatico nella voce con filtro “figlio illegittimo di Robert Plant” di Josh Kiszka (il fratello Jake alla chitarra imita Jimmy Page). E quell’energia pulita “school of rock” si trova anche in questo terzo singolo dall’album Anthem of the peaceful army, una power ballad che comincia con la chitarra acustica e poi accumula elettricità. Piccoli replicanti del rock’n’roll talentuosi da spavento.


2 Killing Cartisano, Sky stolen
Qui invece siamo alle prese con le avventure di Roberta Cartisano, polistrumentista, turnista, arrangiatrice e produttrice, che, dopo aver girato di qua, inciso di là, bassista di su, ai synth di giù, Cesare Basile a sinistra e Renato Nicolini pure, a un certo punto si è rotta le scatole e si è data alla macchia a San Francisco. Poi vai a sapere che è successo, le hanno fregato tutti gli strumenti e si è rifatta una vita in Umbria. Con l’album Vol. 1 surfa sulle coste della psichedelia californiana e se ne lascia travolgere. Si sfoga e risorge da rocker atipica.


3 Phoenician Drive, Almadraba
E intanto anche l’Europa disunita sa esprimere i suoi rocker­, giustamente raccogliticci, multitalentuosi e assemblati nell’area di Bruxelles. L’album dei Phoenician Drive, autointitolato, gronda suoni di Medio Oriente e krautrock, arabeschi e flamenco e misteri africani. Non è una patchanka da ciurma di pirati sguaiati alla Mano Negra, più una vera fusion di matrice rock e oriente vissuto, che transita dai Balcani senza rifarne le solite marcette. Una band vera, che vuole essere presa sul serio senza slogan politici, senza menarsela col multiculti.


Questo articolo è uscito il 30 novembre 2018 nel numero 1285 di Internazionale, a pagina 106. Compra questo numero | Abbonati

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