Il nuovo brivido di Playboy
Un mese fa, in un salone di Los Angeles con i quadri di Picasso e de Kooning sulle pareti, si sono incontrati Cory Jones, caporedattore di Playboy e Hugh Hefner, il suo fondatore. Racconta Ravi Somaiya sul New York Times che Jones voleva presentare una proposta inaspettata e radicale: smettere di pubblicare foto di nudo sulla rivista che ha rivoluzionato l’erotismo. E Hefner, 89 anni, ha accettato.
Per una generazione di uomini americani Playboy è stato un “rito culturale, un brivido illecito consumato sotto la luce di una torcia”, continua Somaiya. Ma oggi ogni adolescente ha una connessione a internet e uno smartphone. E le riviste come Playboy hanno perso il valore di innovazione, quello commerciale e quello culturale di cui godevano un tempo.
Nel 1975 Playboy vendeva 5.6 milioni di copie, nel 2015 800mila, secondo l’Alliance Audited Media citata dal New York Times.
I cambiamenti proposti sono stati testati su gruppi di uomini dai 18 ai 30 anni o poco più, ha assicurato Jones. La rivista adotterà uno stile più pulito e moderno, le immagini saranno più intime e simili alle sezioni più osé di Instagram. E continuerà a pubblicare interviste e inchieste, come ha fatto fin dai primi numeri, quando a firmarle erano autori come Truman Capote, Alberto Moravia, Raymond Carver.
Il primo numero di Playboy, uscito nel 1953, con Marilyn Monroe in copertina, aveva lo slogan: “Se sei un uomo tra i 18 e gli 80 anni, Playboy è perfetto per te”. Mentre oggi, come ha spiegato il giornalista Scott Flanders, è un click che separa Playboy da ogni lettore che ha a disposizione infiniti contenuti sessuali gratuiti.