Robert Capa e le altre mostre del weekend
In prima linea. Donne fotoreporter in luoghi di guerra
Palazzo Madama, Torino
Fino al 13 novembre 2016
“È impossibile dire se un’immagine è stata scattata da una donna o da un uomo”, sostiene la fotoreporter britannica Alison Baskerville. Altre fotografe pensano che essere donna possa essere un vantaggio o uno svantaggio, a seconda del luogo in cui si lavora. La fotografa belga Annabell Van den Berghein racconta che in alcuni paesi, più ostili alle donne, c’è bisogno di un intermediario perché la donna non può rivolgersi direttamente a un uomo o viceversa. Baskerville e Van den Berghe sono tra le quattordici fotografe scelte per la mostra, dedicata alle fotoreporter di guerra.
Eolo Perfido
Galleria Leica, Milano
Fino al 5 novembre 2016
“Nei miei viaggi a Tokyo ho visto una solitudine diversa, mai urlata, nascosta con pudore, e che sembra assumere la connotazione di un delicato sentimento”, racconta Perfido. Nel lavoro Tokyoites il fotografo ha cercato di raccontare il contrasto tra la confusione delle strade di una città di oltre quindici milioni di abitanti e l’isolamento che i giapponesi riescono a creare intorno a sé.
In posa
Galleria del cembalo, Roma
Fino al 21 gennaio 2017
Riflettendo sul tema dell’immagine in posa, intesa come un’immagine costruita, la mostra presenta le opere di venti autori. Dai fondali dipinti usati da Malick Sidibé e Paolo Ventura alle accademie militari di Paolo Verzone, alle atmosfere intime degli autoritratti di Silvia Camporesi, passando per quelle surreali di Duane Michals, fino alla natura selvatica dove sorgono le maschere primordiali di Charles Fréger.
Dayanita Singh
Fondazione Mast, Bologna
Fino all’8 gennaio 2017
Dayqanita Singh è una fotografa indiana che da anni racconta il suo paese. Per questa mostra, l’artista ha scelto e realizzato gli spazi e gli allestimenti per opere che lei stessa ha definito “musei”: strutture mobili, portatili, modulabili, che ospitano le immagini e permettono di dare a ogni lavoro una fisionomia mutevole e un significato sempre nuovo. “È una forma espositiva che non si limita a descrivere gli ambienti fotografati ma da vita a scenari psicologici in cui riconosciamo esperienze, dolore, speranze”, spiegano i curatori.
Robert Capa
Palazzo Pigorini, Parma
Fino al 15 gennaio 2017
La mostra raccoglie le fotografie scattate in Italia da Robert Capa tra il 1943 e il 1944 e racconta, a oltre settant’anni di distanza, lo sbarco degli alleati. John Steinbeck in occasione della pubblicazione commemorativa di alcune fotografie di Capa aveva detto che non si può ritrarre la guerra, perché è soprattutto un’emozione. Ma che Capa “è riuscito a fotografare quell’emozione conoscendola da vicino”. Quasi ottanta fotografie che raccontano una guerra fatta da persone comuni, piccoli paesi ridotti in macerie, soldati e civili.
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