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Racconti su un treno notturno

Gianrico Carofiglio, Passeggeri notturni
Einaudi, 99 pagine, 12,50 euro

Si legge tutto d’un fiato. Novantanove pagine, tre per ognuno dei trenta racconti. Passeggeri notturni, come quelli che salgono a ogni fermata su un treno dai vagoni semivuoti e di cui, nello stato di dormiveglia, non è facile cogliere le voci. Qui, nel breve tempo di lettura delle tre pagine, sfilano riflessioni che sembrano aforismi, racconti fulminei e anche verbali processuali, testimonianza dell’assurdo quotidiano.

Si comincia con Quarto potere, con l’uso improprio di un giornale come un manganello, da ragazzino, per difendersi dai soprusi di un bullo, e si finisce con Stanze, a parlare con il padre dell’autore, con quella frase ribadita al figlio: “La morte non è niente. Io sono solo andato nella stanza accanto”. Non potevano mancare sprazzi di vita romana e incontri non sempre edificanti: dal faccendiere della prima repubblica che dà la sua ricetta per estirpare la corruzione a quel politico “neanche mascalzone” ma tronfio, che è al ristorante con la scorta “perché me la danno”. E poi i passeggeri colti sul fatto, in treno, appunto: la settantenne che flirta con uno sconosciuto e la filosofa che disserta su temi etici insolubili. State attenti quando parlate in treno: potrebbe esserci Carofiglio che cerca spunti per i suoi prossimi racconti.

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