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Come l’Europa prosciuga i mari africani

Issa Fall ha l’aria affranta. “Anche oggi abbiamo preso ben poco, appena di che ripagarci la nafta”. Pescatore dalla nascita e da “cinque generazioni”, l’uomo esce in mare tutte le mattine alle 9 per tornare nel primo pomeriggio e vendere il pescato al mercato informale sulla spiaggia di Soumbedioune, alla periferia di Dakar. Una piccola baia sonnacchiosa che, ogni giorno dopo le 16, si anima tra uomini che scaricano casse, donne che gridano prezzi tra banchetti improvvisati, decine di avventori che tra le urla scelgono, soppesano, negoziano e comprano. Ma l’atmosfera è tutt’altro che festosa.

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